Gli Stati Uniti hanno espulso diciassette presunti membri di bande criminali verso il Salvador, ignorando una procedura giudiziaria in corso, ha annunciato il 31 marzo il dipartimento di stato.

“La notte scorsa, nell’ambito di un’operazione antiterrorismo condotta in collaborazione con il Salvador, l’esercito statunitense ha espulso diciassette criminali delle organizzazioni Tren de Aragua e Ms-13, tra cui ci sono assassini e stupratori”, ha dichiarato il segretario di stato Marco Rubio in un comunicato.

La nazionalità delle persone espulse non è stata chiarita.

A febbraio il presidente Donald Trump aveva designato otto gruppi latinoamericani come “organizzazioni terroristiche”.

Il 15 marzo, invocando una legge del 1798 che permette di far arrestare o espellere i cittadini di stati nemici in tempo di guerra, Washington aveva espulso verso il Salvador 238 venezuelani accusati di essere membri della banda criminale Tren de Aragua. Dal Venezuela molti dei loro familiari avevano poi smentito che facessero parte della banda.

Lo stesso giorno il giudice federale James Boasberg aveva accolto un ricorso presentato da due associazioni per i diritti civili sospendendo le espulsioni dei venezuelani, in quanto secondo lui la legge non poteva essere usata in tempo di pace.

Nonostante la sentenza, i venezuelani erano stati comunque trasferiti in Salvador e rinchiusi in una prigione di massima sicurezza.

La Casa Bianca si era giustificata affermando che al momento della sentenza i tre aerei che trasportavano i venezuelani erano già decollati.

La legge del 1798 era stata usata solo tre volte: durante la guerra angloamericana del 1812, durante la prima guerra mondiale e durante la seconda guerra mondiale, in quest’ultimo caso per internare più di centomila cittadini giapponesi e statunitensi di origine giapponese.

Secondo le autorità statunitensi, le espulsioni annunciate il 31 marzo sono state effettuate sulla base delle normali leggi sull’immigrazione.

Le nuove espulsioni arrivano in un momento in cui è in preparazione un incontro tra Trump e il presidente salvadoregno Nayib Bukele.

A febbraio quest’ultimo aveva proposto agli Stati Uniti d’inviare dei detenuti in una grande prigione in Salvador, in cambio di un contributo economico.