Il dipartimento della giustizia degli Stati Uniti ha annunciato il 1 aprile di aver chiesto la pena di morte per Luigi Mangione, accusato di aver ucciso nel dicembre scorso a New York Brian Thompson, amministratore delegato del colosso assicurativo sanitario UnitedHealthcare.

“Quello di Brian Thompson, brav’uomo e padre di due bambini piccoli, è stato un assassinio premeditato e compiuto a sangue freddo che ha scioccato l’America”, ha affermato in un comunicato Pam Bondi, la procuratrice generale degli Stati Uniti, aggiungendo che si è trattato di un “atto di violenza politica”.

“Dopo aver riflettuto a lungo, ho quindi invitato i procuratori federali a chiedere la pena di morte”, ha aggiunto.

L’avvocata di Mangione, Karen Friedman Agnifilo, ha invece definito “politica” la decisione dell’amministrazione Trump di chiedere la pena di morte per il suo cliente, che avrebbe assassinato Thompson in un gesto di protesta contro le pratiche delle aziende di assicurazione sanitaria, accusate di realizzare enormi profitti sulla pelle dei pazienti.

L’avvocata ha accusato il governo di “difendere un’industria della salute ingiusta, immorale e omicida che opprime i cittadini statunitensi”.

Mangione, 26 anni, era stato arrestato il 9 dicembre, cinque giorni dopo l’omicidio di Thomspon.

In seguito si è dichiarato non colpevole di omicidio di primo grado con aggravante terroristica davanti alla giustizia dello stato di New York, dove rischia l’ergastolo. È stato però incriminato anche dalla giustizia federale, che potrebbe condannarlo a morte.

Durante la campagna elettorale per le presidenziali Donald Trump si era impegnato ad aumentare il ricorso alle pena di morte federale in caso di ritorno alla Casa Bianca.

800mila dollari

L’assassinio di Thompson, 50 anni, avvenuto in strada a Manhattan, ha suscitato grande scalpore negli Stati Uniti, ed è stato accompagnato da molti commenti sui social network contro le aziende di assicurazione sanitaria.

Dopo l’arresto di Mangione, l’hashtag #freeluigi ha raccolto molti consensi sui social network e una campagna per pagare le sue spese legali ha raccolto quasi 800mila dollari.