Nel 2010 la giornalista Agnès Giard, storica esperta di sesso e autrice dell’ottimo blog Les 400 culs per Libération, pubblicava per l’editore Le cherche midi un saggio che è tuttora un riferimento: Le sexe bizarre. Pratiques érotiques d’aujourd’hui (Il sesso fantasioso. Pratiche erotiche di oggi). Dove sono nel 2025 gli uomini che facevano l’amore con i tubi di scappamento? Dove sono i looners, i feticisti del pallone? Quale libreria bisogna frequentare per imbattersi in foto vintage di prostitute vestite da pagliacci? Quale cabaret offre spogliarelli a tema uncinetto? (Per tranquillizzare le persone interessate: le risposte si trovano in questa rubrica). Insomma, cosa rimane, oggi, del sesso bizarre?
Cominciamo con una definizione della parola. Agnès Giard parlava di “giochi sessuali fuori dalle norme: tacchi alti, solletico, baby filia (giocare al neonato), ipnosi erotica, dog play e splosh (cospargersi di liquidi o altri materiali), su siti amatoriali che in genere sfuggono a qualsiasi censura per via del loro contenuto non pornografico”. Il sesso bizarre riguarda minuscole comunità con i loro codici, il loro folklore e le loro celebrazioni.
Per quanto mi riguarda – conoscete la mia passione per i numeri – tenderei a qualificare come bizarre ciò che il mondo della statistica definisce come trascurabile, cioè l’insieme di quello che si colloca all’opposto della norma. Per me sono bizarre le fantasie condivise da meno del 2 per cento della popolazione, ma ovviamente ciascuno dà la sua definizione.
La stessa parola bizarre è ambigua. Fa pensare al fascino e alla repulsione, a un interesse voyeuristico e a una sorta di giudizio. Bizarre indica poi l’appartenenza ai boomer e alla generazione X: così come le preferenze, le parafilie, i feticismi e altre perversioni sono state sostituite dai kink, bizarre è stato sostituito da queer. Non si tratta solo di un processo di anglicizzazione. Infatti, benché bizarre e queer rispondano alla stessa definizione, le loro connotazioni sono contrarie. Una persona queer appartiene a comunità progressiste, informate, schierate politicamente. Una persona bizarre, nel 2025, è semplicemente inquietante. Ecco perché preferisco parlare di statistiche: quantomeno ci si libera dal giudizio.
Bizarre, ma quanto?
È bene precisare che, solo vent’anni fa, il sesso bizarre non era necessariamente apprezzato, se non a titolo di curiosità. Eravamo agli inizi di internet, prima che arrivasse il rullo compressore degli algoritmi: i contenuti erano talmente disordinati che, cercando un fertilizzante da giardino, ci si poteva imbattere in feticisti di maniglie delle porte. I navigatori stupiti scoprivano un mondo di fantasie internazionali – bizarre erano spesso le fantasie straniere – e assai più tollerante del loro ambiente quotidiano. Il bizarre includeva il bdsm, ma anche certi contenuti che oggi verrebbero classificati come lgbt+.
Questa curiosità non si limitava ai contenuti della rete. Dalle cineteche ai festival, da luoghi come La fistinière (locale dedicato esclusivamente alla pratica del fist fucking) al mercato dei sex toys che ancora muoveva i primi passi, tutto sembrava celebrare un rapporto interessato e godereccio con il bizarre; mi ricordo con affetto di uno stimolatore clitorideo che assomigliava a una grattugia.
Senonché da allora sono successe parecchie cose, a cominciare dalla diffusione massiccia degli algoritmi, che danno la precedenza al minimo comune denominatore erotico. La homepage di PornHub propone innanzitutto le categorie più popolari nella zona geografica dell’utente. Seguono alcune decine di categorie, le più popolari in generale, di cui solo due o tre hanno un qualche legame con il bizarre.
E poi la censura. Anche se ci sembrano lontane, le leggi statunitensi hanno un’influenza considerevole su quello che consumiamo, e addirittura su quello che desideriamo. Le leggi cosiddette Fosta/Sesta, che in teoria dovrebbero contrastare la tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale, hanno introdotto nel diritto statunitense la responsabilità dei fornitori di servizi online rispetto ai contenuti presenti sui siti.
Da allora i social network come Instagram sono diventati estremamente cauti sulla pornografia, l’erotismo e anche la nudità (tranne X, dato che Elon Musk se ne infischia della moderazione). Non va meglio per i social nati in Cina, come TikTok. Di fronte ai colossi della produzione di contenuti, l’Europa fatica a far sentire la sua voce, e d’altronde chi sarà disposto a lottare per l’esistenza di un erotismo che sarà bloccato, vietato e offuscato in ogni momento e angolo della rete?
Da ultima va citata la normalizzazione di certe nicchie ormai entrate nella logica della produzione di massa. Sono bizarre uno, dieci, cento video in cui compaiono dei tentacoli extraterrestri, ma quando se ne producono a migliaia, diventano semplicemente un’industria. Per di più questa sovrapproduzione rinchiude i consumatori in bolle di fantasie monotematiche. Poiché non potremo mai esaurire tutti i video di sesso tentacolare esistenti, non saremo mai obbligati a cercare qualcos’altro. Il colmo della normalizzazione è che anche sui siti porno la parola bizarre rinvia a contenuti che di strano hanno ben poco.
Relitti
Tutto questo ci porta alla situazione attuale. L’erotismo di nicchia sembra intrappolato in un limbo. Schiacciato dagli algoritmi da un lato e dalla censura dall’altro, vede una parte dei suoi contenuti normalizzata, e il resto condannato all’oblio, con il risultato di un impoverimento del panorama. È un problema. Non si può lamentare di continuo l’assenza di alternative erotiche senza dotarsi dei mezzi per sostenere i creatori e le creatrici di fantasie.
Perché ovviamente queste persone non hanno cessato di esistere nel momento in cui hanno perso visibilità. Il mondo del bizarre esiste ancora. Dato che ormai è quasi impossibile imbattercisi per caso, bisogna di cercarlo. Chi ama leggere può consultare i cataloghi degli editori Le murmure, La musardine, e la sezione fotografia della Manufacture des livres. I libri erotici autopubblicati su Amazon sono un fenomeno alquanto stupefacente, così come le fan fiction raccolte su Archive of our own.
Per nutrire la vostra curiosità, andate a frugare in quel relitto del bizzarre che è Reddit. Per quanto riguarda il porno, il regno delle fantasie è il sito kink.com. Per i sex toys rivolgetevi a Bad dragon.
Parigi è ancora una città che accoglie il bizarre. La libreria e galleria Les larmes d’eros riceve la clientela su appuntamento: ci troverete foto di prostitute vestite da pagliacci, e tiene anche delle aste da Drouot in cui potrete aggiudicarvi varie curiosità erotiche. A questo proposito, non trascurate le gallerie come Au bonheur du jour e Obsession. I cabaret sono ancora meravigliosi: per lo spogliarello a tema uncinetto, andate al Bas-Nylon. Alcuni locali notturni, come Cris et chuchotements, permettono di vivere le fantasie più strane. Non perdetevi poi l’Étrange festival, che si tiene ogni anno al Forum des images. E ovviamente seguite con attenzione gli articoli della mia collega Agnès Giard.
Un ultimo incoraggiamento: il bizarre, come l’erotismo, fa parte del nostro patrimonio. È necessario poterlo difendere, coltivare e riconoscergli una funzione di antidoto. Quando il nostro immaginario è minacciato dalla stanchezza, per fortuna ci resta la nicchia, dietro cui si nasconde un esercito di appassionati.
(Traduzione di Francesco Graziosi)
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