La linea del presidente degli Stati Uniti Donald Trump nel commercio internazionale rischia di avere un effetto collaterale più grave di quello diretto. Alle tariffe punitive di solito i paesi rispondono con altre tariffe, anche se questo è controproducente (se i beni importati costano di più, i consumatori ne comprano meno).

Dopo i primi annunci di misure protezionistiche contro la Cina, il Canada e il Messico, la reazione non è stata però solo commerciale. La Cina ha avviato un’indagine sulla posizione di monopolio di Google e della Nvidia. Anche l’Unione europea, in via preventiva, ha fatto capire che in caso di sanzioni potrebbe rivalersi sulle piattaforme digitali statunitensi, già quasi tutte sotto indagine o sanzionate per violazione delle leggi europee.

Questa linea ha un rischio: trasformare la difesa della concorrenza e la tutela dei consumatori da principi che hanno la pretesa di essere universali in strumenti di lotta politica.

Un ulteriore rischio è indebolire iniziative, come quella per verificare se il social network X di Elon Musk rispetta le regole contro la disinformazione. Regole che avrebbero bisogno di apparire – oltre che essere – imparziali, tecniche, fondate sulla legge, non sui rapporti di potere. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1600 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati