
Il giorno dell’ape è una storia epica che abbraccia decenni in poco più di 650 pagine e descrive la discesa di una famiglia nell’apocalisse. I problemi, parrebbe, vengono tutti dall’interno più che da fuori. La famiglia Barnes, un tempo facoltosa, è stata malamente colpita dalla crisi finanziaria del 2008, un po’ come “la metà dei negozi sul corso principale” della loro città in Irlanda. Però mentre altri cercano di rimettersi in sesto, i Barnes si lasciano affondare. Il patriarca, Dickie Barnes, gestisce un autosalone e alcuni garage ma non ha mai avuto il pallino degli affari. A peggiorare le cose, dopo una campale discussione sull’ecologia con la figlia, Dickie comincia a dissuadere i suoi stessi clienti dal comprarsi un’auto nuova. E come se non bastasse c’è anche un meccanico cattivo che ruba le marmitte catalitiche rovinando la reputazione del negozio. Dickie deve perciò chiudere uno dei suoi garage e sua moglie Imelda è costretta suo malgrado a vendere i suoi gioielli. I figli – la teenager Cass già forte bevitrice e il dodicenne PJ che passa le giornate a parlare di videogiochi con estranei e a pianificare la fuga da casa – sono lasciati in preda alle loro angosce. E questi sono solo i problemi più evidenti dei Barnes, la metaforica punta dell’iceberg. Ogni componente della famiglia ha i suoi demoni interiori da affrontare. Imelda, attraverso un flusso di coscienza senza punteggiatura (una scelta che evoca la sua mancanza d’istruzione), racconta della sua infanzia povera accanto a un padre violento, di come abbia trovato il suo amore che non era Dickie ma Frank, suo fratello. E poi racconta della tragica morte di Frank e dell’ape che la punse il giorno in cui si sposò con Dickie al suo posto. Era una punizione? O un segno del destino? Tutto questo può sembrare molto triste ma la scrittura di Murray è pura gioia: rapida, profonda e disseminata di osservazioni molto divertenti. E soprattutto in questa famiglia alla deriva non mancano momenti di incredibile amore. Attraverso i drammi dei Barnes, Murray esplora le infinite contraddizioni dell’umanità e cerca di spiegare quanto brutale e meravigliosa possa essere la vita. Per quanto non potranno mai cambiare le cose, i Barnes continueranno a sperare. Fino all’ultima pagina.
Jen Doll, The New York Times
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Questo articolo è uscito sul numero 1600 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati