◆ Il razzismo amplifica gli effetti delle ondate di caldo, scrive Nature. Queste, infatti, colpiscono di più gli abitanti delle città che vivono nei quartieri poveri e con popolazione mista.
Il problema è comune a molti paesi, ma negli Stati Uniti è più facile studiarlo perché è legato a norme specifiche. “Politiche urbanistiche discriminatorie hanno lasciato alcune comunità esposte a un rischio maggiore di morti o di malattie legate al caldo eccessivo”, scrive il settimanale britannico. Negli anni trenta del novecento le città statunitensi furono divise in zone, a seconda dell’affidabilità finanziaria. I quartieri a maggioranza afroamericana furono classificati come zone D, a bassa affidabilità, e persero i finanziamenti pubblici. I prestiti furono invece concessi alle zone A, più ricche e abitate dai bianchi. Ancora oggi nelle zone D le temperature sono più alte rispetto alle A.
Un nuovo studio, pubblicato su Earth’s Future, conferma che negli Stati Uniti e altrove i quartieri a basso reddito, abitati da minoranze e con livelli d’istruzione inferiori, sono più caldi a causa dell’eccessivo consumo del suolo, della maggiore densità abitativa e della mancanza di verde. Da un altro studio emerge che anche gli incidenti sul lavoro aumentano durante le ondate di caldo, e che i lavoratori con stipendi bassi sono i più colpiti. Secondo il New York Times, i lavoratori poveri sono infatti esposti a rischi maggiori, amplificati dalle alte temperature.
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Questo articolo è uscito sul numero 1419 di Internazionale, a pagina 102. Compra questo numero | Abbonati