Lo scrittore israeliano Eshkol Nevo seguiva la finale di un torneo di calcio con quattro dei suoi migliori amici, tutti ex residenti di Haifa e ora abitanti di Tel Aviv. Finite le noccioline, i semi di zucca e l’anguria è saltata fuori l’idea che ognuno di loro scrivesse su un pezzo di carta i tre desideri che avrebbe voluto vedere avverati prima del campionato successivo. I biglietti dovevano essere aperti quattro anni dopo, ma sono rimasti chiusi fino a oggi. “Li abbiamo lasciati a uno dei ragazzi e lui ha detto di averli persi”, racconta Nevo. “La verità è che non volevamo davvero scoprire quanto potere hanno i desideri”. Questo romanzo è un libro nel libro. All’inizio, un avvocato di nome Yitzhak “Churchill” Alimi è incaricato dai parenti di un certo Yuval Fried di prendere da una stazione di polizia le pagine di un libro e modificarle. Fried, l’autore del libro scritto in prima persona, non può occuparsene, perché è malato o perché è morto. Il risultato è che il libro di Nevo diventa l’opera di fantasia scritta da Fried, punteggiata dalle riserve espresse da Churchill che è uno dei tre amici più cari di Yuval e quello con cui ha la relazione più intensa e problematica. Il romanzo evoca l’intifada, la corruzione del governo, le mode che cambiano e contiene anche delle istruzioni per uno scrittore alle prime armi. Le vere domande che pone, tuttavia, sono due: cos’è l’amicizia e qual è il suo potere di plasmare la vita di coloro che la condividono?
Neri Livneh, Haaretz
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Questo articolo è uscito sul numero 1598 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati