Nel 1983 la scrittrice uruguaiana Cristina Peri Rossi aveva raccontato un museo molto simile a quello che più tardi avremmo trovato in Requiem di Antonio Tabucchi. Il museo degli sforzi inutili raccoglie trenta racconti, il primo dei quali narra l’origine di questo museo destinato a raccogliere l’enorme quantità di sforzi inani dell’umanità. La narratrice è particolarmente interessata ai tentativi realizzati nel 1922, e così troviamo bambini che hanno provato a volare; qualcuno che cercava di vincere la paura; un uomo che ha provato per dieci anni a far parlare il suo cane e così via. C’è di tutto: “Alcuni sono sforzi belli e inutili; altri sono cupi”. La necessità è quella di ricordare i sogni di uomini e donne che non si lasciavano fermare dai propri limiti. Nel racconto intitolato Sulla corda tesa un personaggio preferisce stare sempre in aria, appollaiato su quella corda: “Mangiavo lì, leggevo, ascoltavo musica e costruivo piccoli oggetti di vimini (sottobicchieri , tovaglie e cestini) mentre camminavo”. Una specie di “barone rampante” appeso in un luogo da cui contemplare la vita. L’amicizia e complicità di Peri Rossi con Julio Cortázar è evidente in diversi di questi racconti, specialmente in quello intitolato Istruzioni per alzarsi dal letto. C’è la stessa capacità di raccontare il fantastico attraverso un’attentissima osservazione del reale. Il museo degli sforzi inutili ospita l’ironia, l’umorismo, le stranezze e tutto quello che questa geniale scrittrice ha saputo immaginare.
Diego Marín Galisteo, El Periódico de España

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Questo articolo è uscito sul numero 1598 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati