Le tre amiche al balcone sono la scrittrice Nicole (Codreanu), la camgirl Ruby (Yacoub) e l’attrice Élise (Merlant), e il balcone è quello dell’appartamento di un condominio di Marsiglia, in piena estate. La strizzata d’occhio alla Finestra sul cortile lascia velocemente spazio a una svolta clamorosa che denuncia gli abusi maschili (insulti misogini, ricatti affettivi, violenze sessuali, anche domestiche) appoggiandosi al cinema di genere (un po’ horror di serie z). Perché le amiche dovranno cancellare le tracce della morte del dirimpettaio che ha stuprato Ruby. Forse è per compensare le lentezze della giustizia ordinaria, specialmente in materia di violenza sessuale, che il cinema di genere si presta così spesso alla denuncia e alla giustizia sommaria. Autorizza una sospensione di giudizio che legittima l’azione personale, la vendetta, per rispondere ai guasti e alla tossicità delle istituzioni. Non è sufficiente, ma è qualcosa.
Hélène Boons, Cahiers du Cinéma

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Questo articolo è uscito sul numero 1606 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati