Nella camera di Nina c’è un lettore cd portatile, un vecchio aggeggio di suo padre molto utile per ascoltare la musica quando sua madre le sequestra il telefono la sera. La ragazza si mostra molto arrabbiata, ma in realtà la cosa le fa piacere. Sa che altrimenti continuerebbe a guardare video tutta la notte su TikTok. “È come una droga”, dice. Maëlle (i nomi delle ragazze sono stati cambiati) annuisce, anche se ha problemi di sonno e un secondo telefono nascosto. Chissà se le due cose sono collegate. Quattro ore e 21 minuti il 4 aprile, sei ore e trenta minuti il 27 marzo, otto ore e 38 minuti il 3 aprile, otto ore e 27 minuti il 6 aprile. Il tempo trascorso davanti allo schermo si accumula sui loro telefoni. È vero, è un po’ troppo, ma l’amicizia tra le due ragazze come avrebbe potuto sopravvivere in altro modo, soprattutto nell’ultimo anno? Nina confida il suo record: un po’ più di dodici ore. “Dev’essere stato un sabato durante il lockdown”.
Nina e Maëlle hanno 14 anni e la loro amicizia va avanti grazie al telefono. Per diverse settimane le due studenti hanno accettato di mostrarmi la loro vita online, di raccontare il tempo passato sui social network, quello che vedono, le persone che incontrano. Nina avverte: “Ti annoierai”. Perché non fa niente d’interessante. Non vede niente di pericoloso né di violento.
L’ultimo video che ha condiviso con Maëlle? Difficile dirlo, visti quanti se ne inviano. Nina apre TikTok per controllare. “Ah cavolo, è vero”. Appaiono le mani di un uomo, poi la sua voce descrive quello che sta per fare: sezionare un testicolo. Una ride, l’altra non vuole vedere. “Ok”, sono cose che capitano. “Ma niente di cui aver paura”.
Una relazione intensa
Le due ragazze si conoscono da sempre (i loro genitori sono amici). Non frequentano la stessa scuola, ma condividono tutto il resto, sempre e ovunque. Una relazione mille volte più intensa delle telefonate tra i loro genitori, e probabilmente nell’ultimo anno è cresciuta ancora di più. Perché avere 14 anni in questo periodo segnato dai confinamenti spinge la frustrazione dell’adolescenza all’ennesima potenza.
Con la pandemia che limita tutto, Nina e Maëlle hanno un sacco di tempo per pensare a quello che perdono. Le prime rivendicazioni di autonomia represse. Le prime uscite da casa accorciate. I genitori che lavorano da casa e sono sempre tra i piedi. L’unica eccezione resta lo smartphone. Entrambe giurano di sapersi proteggere. Nina non posta “molte” sue foto e usa il suo account Instagram soprattutto per parlare con le amiche e mai con gli sconosciuti.
Avere 14 anni in questo periodo spinge la frustrazione all’ennesima potenza
Di fatto nei gruppi dove si trova a chiacchierare “c’è sempre qualcuno che conosce qualcun altro”. Tranne forse uno. Qui Nina non conosce “davvero” nessuno, ma condivide i suoi disegni e chiede consigli a una piccola comunità di appassionati. “È eccezionale, tutti si aiutano e s’incoraggiano a vicenda”. Un’isola di creatività in un anno culturalmente rovinato, tra gite scolastiche annullate e corsi di teatro interrotti.
Nina e Maëlle sono “cresciute con questi strumenti” e sono sicure di saper fare attenzione. Sostengono che riconoscere i tipi “strani”, i finti account, i pedofili, non sia poi così complicato. Maëlle, per esempio, non accetterà mai la richiesta d’amicizia del tipo che sul suo profilo ha la foto di una ragazza seminuda con un coltello nelle mutande. Rivede le quasi duecento richieste d’amicizia da sconosciuti. “Oh questo ragazzo è troppo bello!”. “Che fortuna!”, dice Nina. Dargli o non dargli l’amicizia?
Stasera parla Emmanuel Macron, il presidente della Francia. Si dice che chiuderà le scuole per quattro settimane. Maëlle l’ha letto su Instagram. Nina non ci crede, su quella pagina scrivono “solo stronzate”. Non è sempre facile sapere chi diffonde “vere” informazioni.

Le serie di cartoni animati, lo stress degli esami e del passaggio al liceo, le litigate, i genitori che ti colpevolizzano in continuazione: alle due ragazze non mancano gli argomenti di discussione per mandarsi decine di messaggi al giorno. Nascondono qualcosa ai genitori sulla loro vita online? Risate incontrollate. “Tu diresti tutto ai tuoi genitori?”.
Il problema è che i genitori si preoccupano facilmente. Qualche mese fa Maëlle ha mostrato una pagina “divertente” a sua madre, in cui sono pubblicate le foto di una sedia vuota in posti improbabili. Sua madre ha trovato la cosa molto strana. “Si è preoccupata tantissimo”. Ma non era certo la cosa peggiore che Maëlle vedeva quotidianamente sui social network. Così le ha mostrato tutti i messaggi inviati da sconosciuti che condividono dei nudes (foto di nudi) e cercano di farle cliccare un link. “Mia madre non sapeva neanche cosa fossero i nudes”. Anche Nina ne riceve ogni tanto. Una volta, solo per vedere, ha cliccato su un link. Ma poi si è sentita un po’ stupida, perché pare sia un modo per piratare il tuo account. “Forse qualcuno ora ascolta tutto quello che ci diciamo”.
Insomma, “come puoi vedere, niente di così interessante”. Invece c’è una loro amica che si spinge un po’ troppo in là. Ha aperto un account usando come immagine del profilo una foto trovata su internet e si diverte a rimorchiare chiunque. Da una settimana si è messa addirittura insieme a una ragazza di Parigi. “Dicono di amarsi e cose del genere”. Maëlle, che indossa le Doc Martens e un vestito a fiori come se non esistesse nient’altro, alza gli occhi al cielo. Lei non farebbe mai una cosa simile.
Tuttavia Maëlle ha una strana storia da raccontare. All’ultimo pigiama party ha scoperto Omegle, un sito che mette in contatto gli utenti a caso. Con due sue amiche, a videocamera accesa, ha visto almeno venti uomini masturbarsi davanti a loro. “Degli adulti, eh. E quando si sono accorti che eravamo ragazzine, non hanno smesso”. Hanno conosciuto un ragazzo “simpatico” che vive in Marocco e con cui chiacchierano ormai su Instagram. Soprattutto Maëlle. Deve entrare all’università “o qualcosa del genere”.
Tre passeggiate
Sono le quattro del pomeriggio, il ritorno a scuola si avvicina e Nina è appena uscita dalla doccia. Il ritmo delle vacanze di Pasqua ha rallentato ancora di più la sua vita. È andata a trovare i nonni e ha fatto due o tre passeggiate con alcuni amici. Ma che noia avere 14 anni in questo momento. Così, è colpa sua se oggi ha già passato sei ore al telefono? Maëlle appare in videochiamata. Non ha molto tempo. Troppi compiti, c’è la simulazione dell’esame di ammissione al liceo, e poi l’esame vero e proprio tra un mese. E tutta questa pressione per la scelta delle materie opzionali: e se non riuscisse a superare l’esame? “Uuuh, dai!”, Nina interrompe la serie di pensieri negativi di Maëlle avvicinando il suo volto allo schermo. “Devi calmarti. L’esame non è la fine del mondo. Sei troppo stressata. Be’, comunque meno di mia madre”.
◆ TikTok è un social network, di proprietà dell’azienda cinese ByteDance, che permette di creare e pubblicare brevi video (finora la lunghezza massima era di 60 secondi, ma all’inizio di luglio è stata estesa a tre minuti). L’app è stata scaricata più di 2,6 miliardi di volte e ha quasi un miliardo di utenti attivi mensili, che hanno a disposizione un enorme database di canzoni, filtri e filmati su cui usare il lip-sync (l’utente fa dei video in cui muove la bocca in sincrono con la canzone o la scena di un film). L’algoritmo di TikTok impara molto più velocemente di altre app quali sono i contenuti preferiti dall’utente. Di solito le persone trascorrono la maggior parte del tempo sulla pagina For you, dove l’algoritmo mette i contenuti selezionati in base alle preferenze. L’app consente di scegliere se avere un account “privato”, riservato a utenti autorizzati dal titolare, o “pubblico”. Il 30 giugno TikTok ha annunciato di aver rimosso 7.263.952 account, perché “potenzialmente appartenenti a persone con meno di 13 anni”, l’età minima per averne uno. Bcc, Wallaroo Media
Un sorriso appare sul volto di Maëlle. È riuscita a calmarla.
L’altro stress del momento è la storia del “national rape day”, di cui tutti parlano su internet. “A quanto pare lo scopo è quello di stuprare il maggior numero di donne e bambini in un giorno”, spiega Nina. Ne hanno sentito parlare su TikTok, sembra che il giorno in questione sarà domani, ma è impossibile sapere se è vero. Nina non ci crede molto. Forse negli Stati Uniti, ma nella sua piccola città nel nord della Francia dice di non avere paura. Maëlle però ne ha parlato anche con i suoi genitori. Le hanno detto che era una stupidaggine. “Sì però loro sono su Facebook, è ovvio che non ne abbiano mai sentito parlare”. Non ci sono informazioni neanche su internet, a parte qualche notizia su siti “strani” e per di più in inglese. Aspetteranno di vedere i telegiornali. E se non diranno niente? “Allora vorrà dire che era tutto inventato o che preferiscono nascondere la verità”. Insomma, c’è ancora parecchio lavoro da fare.
Da qualche giorno la vita delle due ragazze sembra avere un corso quasi normale. Devono anche andare a scuola. Ecco il vero problema. Il tempo a disposizione per lo smartphone di Maëlle si riduce. Nina fa una smorfia: “Sì, ma non per me”. È cambiata rispetto al primo lockdown, una vita fa. All’epoca chiamava l’amica per dirle di nascondere il telefono, di non lasciarsi distrarre, e faceva tutti i compiti. Ma tornata a scuola nessuno le ha chiesto di presentare quei compiti. “Mi sono fatta fregare”. Nina continua però a “nascondere” l’applicazione di TikTok per non essere troppo tentata. Ma a quanto pare l’espediente non funziona sempre e a volte passa ore sui video. Come quello di una ragazza, di cui ha voluto copiare il taglio di capelli. Erano anni che Nina voleva sbarazzarsi dei suoi capelli lunghi, ma la madre la scoraggiava dicendo che l’avrebbe rimpianto. Questa volta l’ha fatto sul serio.
È maggio, l’esame si avvicina e le misure di distanziamento si allentano. È tempo di pensare all’estate, di recuperare tutto quello che hanno perduto. Forse le due amiche passeranno anche una settimana insieme. “In ogni modo sarà sempre meglio dell’anno scorso”, dice Nina, ripensando al monte Luberon e a tutte le escursioni fatte. Sì, era bello, ma non c’era internet. “Ti rendi conto?”. ◆ adr
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Questo articolo è uscito sul numero 1417 di Internazionale, a pagina 66. Compra questo numero | Abbonati