I giochi olimpici di Tokyo 2020 saranno i primi della storia antica e moderna senza spettatori. Dopo un rinvio di un anno a causa del covid-19, il primo ministro giapponese Yoshihide Suga ha preferito non correre rischi, dal momento che solo un terzo dei suoi cittadini ha ricevuto la prima dose di vaccino. È triste, ma è la decisione giusta. I medici che gestiscono la risposta giapponese al covid-19 si sono espressi chiaramente: i giochi devono svolgersi a porte chiuse. Suga inizialmente si è opposto, ma poi ha fatto marcia indietro. L’esperienza dell’ultimo anno e mezzo suggerisce che le decisioni prese per convenienza politica, contro il parere dei medici, raramente risultano sagge. Senza pubblico, qualsiasi evento sportivo risulta sminuito. L’energia che circola tra gli a­tleti e la folla è uno degli elementi dello spettacolo. Quest’anno ci saranno solo gli atleti, ed è in loro che il Giappone deve cercare un significato. Con il passare del tempo, le Olimpiadi si sono trasformate in un evento sempre più intriso di nazionalismo e di marketing. Da questo punto di vista i giochi di Tokyo saranno i più vicini degli ultimi decenni a quelli che si svolgevano nell’antica Olimpia. Se gli sportivi riusciranno a eccellere, Tokyo 2020 potrà ancora essere un successo. È un peccato che le Olimpiadi siano state organizzate un paio di mesi troppo presto. Con il procedere delle campagne vaccinali in tutto il mondo, la speranza è che gli effetti più letali del virus scompaiano. Forse in autunno gli stadi avrebbero potuto essere pieni. Il mondo ha ancora fame di sport. Puntiamo gli occhi sugli a­tleti. E che le Olimpiadi abbiano inizio. ◆ ff

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Questo articolo è uscito sul numero 1419 di Internazionale, a pagina 19. Compra questo numero | Abbonati