Le armi, come i libri o i gabinetti, in sé non sono né buone né cattive: tutto dipende da come e per cosa sono usate. A volte ce ne dimentichiamo. Leggere l’ultimo libro di cucina di Tamara Falcó, una celebrità della tv, mentre si è in bagno non è necessariamente più importante, nella scala del progresso umano, che impugnare un fucile con la baionetta come la donna francese dipinta da Eugène Delacroix.
Sono molte le occasioni in cui gli esseri umani hanno preso le armi per scopi onorevoli. I miliziani repubblicani che hanno combattuto per la democrazia in Spagna, i ribelli zapatisti che in Messico hanno combattuto nella selva Lacandona e le truppe alleate che hanno sconfitto il nazismo ci ricordano che le armi possono essere gli strumenti migliori per difendere diritti e libertà.
L’Europa sta accumulando armi e in Spagna si discute su quanto si debba rafforzare la nostra capacità militare di fronte alle minacce di un mondo impazzito, pur rimanendo progressisti. Un dibattito che, come tutto quello che succede in questa Unione europea aristocratica e populista, appare frivolo, e non mette al centro né il come né il perché.
È per difenderci da Vladimir Putin, ripetono i telegiornali, perché Donald Trump, amico di Putin e anche dell’Europa (eh, che pasticcio, gli amici dei miei amici non sempre sono miei amici), sta per chiudere il rubinetto di una Casa Bianca impazzita e trasformata in una concessionaria della Tesla.
Lo faremo aumentando la spesa militare di qualche punto percentuale del pil senza incidere sulla spesa sociale, promettono con poca convinzione i politici che, oltre all’ultimo drone militare, farebbero bene a scoprire l’esistenza delle calcolatrici.
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Se c’è una cosa che ha caratterizzato l’Europa negli ultimi anni è stata proprio la sua incapacità di farsi le domande necessarie per sopravvivere.
Cos’è esattamente l’Europa? Cosa vogliamo che sia? Cosa stiamo cercando di difendere con tutte queste armi? Siamo sicuri che ci stiamo difendendo da Putin, quando sono proprio gli amici europei di Putin i più entusiasti per l’aumento della spesa militare? Nessuna di queste domande ha una risposta.
Se si tratta di difendere l’idea di un continente che guarda dall’altra parte mentre migliaia di persone muoiono annegando al largo delle sue coste; se si tratta di difendere un’Europa che, mentre Israele commette un genocidio, ripete come la bambola Malibu Stacy di Lisa Simpson “non chiedete a me, sono solo l’Europa”, forse allora non è un continente che viene voglia di difendere.
Ci sono altre domande senza risposta.
Quanti investimenti militari saranno necessari per proteggere un continente che sulle questioni internazionali si limita a ripetere, da decenni, quello che dicono gli Stati Uniti?
A questo non doveva pensarci la Nato? Se non siamo più protetti da un’alleanza militare in cui gli yankee governano e noi gli diamo le basi militari e una cieca obbedienza, i nostri politici non dovrebbero informarci di questo straordinario sviluppo?
Se gli Stati Uniti pretendono maturità e indipendenza militare dall’Europa, gli chiederemo di abbandonare le loro basi militari sul nostro territorio o, quantomeno, di lasciarci mettere le nostre sul loro?
Oppure saremo, ancora una volta, un continente ubbidiente agli ordini degli Stati Uniti, che un giorno alimentano guerre contrarie ai nostri interessi e il giorno dopo ci dichiarano una guerra commerciale?
Niente di tutto questo ha una risposta e, se è il niente che dobbiamo difendere, è difficile sentirsi motivati ad armarsi fino ai denti.
È comprensibile che non sembri chiaro a tutti, ma la soluzione è semplice.
Dateci un’Europa che difende libertà e diritti umani, con tutto ciò che questo comporta. Un’Europa che, quando vede migliaia di bambini palestinesi massacrati, si fa sentire sulla scena internazionale invece di nascondersi.
Costruite un’Europa che non risolva la crisi migratoria pagando i dittatori del sud per chiudere le frontiere. Promuovete un’Europa formata da un’unione di paesi impegnati a realizzare una società basata sul benessere, anziché un’unione di lobby aziendali che comandano a Bruxelles e Strasburgo.
Presentateci un’Europa che si dichiara radicalmente democratica e, quindi, antifascista, in questo momento cruciale della storia. Fate dell’Europa il garante globale dei diritti umani, non solo l’ennesimo complice di chi difende questi valori a parole, e che per di più non apre bocca.
Considerati i precedenti è probabile che il tradimento statunitense non riceverà dall’Europa una risposta dignitosa. Ma chiedere non costa niente.
Rendete l’Europa un posto che valga la pena difendere, e tornate a chiedercelo. Vedrete che le armi, allora, saranno benvenute.
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