Il 14 marzo la Cina, la Russia e l’Iran hanno chiesto la revoca delle sanzioni contro Teheran nel corso di colloqui tripartiti a Pechino sul programma nucleare iraniano, in un momento in cui gli Stati Uniti stanno attuando una politica di “massima pressione”.
Nei giorni scorsi il presidente statunitense Donald Trump aveva annunciato di aver inviato una lettera all’Iran per proporre dei negoziati il cui obiettivo è impedire a Teheran di sviluppare le armi nucleari, minacciando in caso di rifiuto un intervento militare.
Allo stesso tempo Trump ha inasprito le sanzioni contro il settore petrolifero iraniano, con due provvedimenti a febbraio e il 13 marzo. La sua mano tesa riguardo alla disponibilità a negoziare è quindi vista con grande diffidenza dai leader iraniani.
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Cosa succede in Medio Oriente. A cura di Francesca Gnetti. Ogni mercoledì.
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Nel 2018, durante il primo mandato di Trump (2017-2021), gli Stati Uniti si erano ritirati unilateralmente dall’accordo internazionale sul programma nucleare iraniano, firmato tre anni prima all’epoca della presidenza di Barack Obama, che offriva all’Iran un alleggerimento delle sanzioni in cambio di limitazioni alle sue ambizioni nucleari.
L’accordo era stato firmato anche da Russia, Cina, Francia, Germania e Regno Unito.
In un gesto di ritorsione dopo il ritiro degli Stati Uniti, Teheran aveva rinnegato i suoi impegni e rilanciato il suo programma nucleare.
“La situazione ha nuovamente raggiunto un punto critico”, ha affermato il 14 marzo il ministro degli esteri cinese Wang Yi al termine dell’incontro a Pechino con i viceministri degli esteri di Russia e Iran, Sergej Rjabkov e Kazem Gharibabadi.
“Le sanzioni unilaterali non faranno altro che aggravare le tensioni. Il dialogo è l’unica strada”, ha aggiunto.
Pechino ha però invitato l’Iran ad “astenersi da qualsiasi azione che possa aggravare la situazione”.
“Purtroppo alcuni paesi hanno creato una crisi non necessaria”, ha dichiarato Gharibabadi, definendo l’incontro “molto positivo e costruttivo”.
“Gli sforzi diplomatici per risolvere la questione devono continuare”, ha affermato il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov, difendendo il “diritto dell’Iran a sviluppare un programma nucleare civile” e denunciando “sanzioni illegittime”.
I paesi occidentali sospettano da anni che Teheran voglia dotarsi delle armi nucleari. L’Iran sostiene invece che il suo programma nucleare non abbia scopi militari ma civili, in particolare nel settore dell’energia.