Come amministratore delegato di una piccola banca del Kansas, negli Stati Uniti, nonché ex presidente della Kansas bankers association ed ex funzionario dell’American bankers association, Shan Hanes conosceva molto bene i rischi legati alle frodi online. Da buon padre di famiglia e pastore part-time di una chiesa locale, non era tipo da fare gesti avventati. Era un investitore scaltro e non aveva certo bisogno di un piano per arricchirsi velocemente. Infatti aveva già guadagnato un sacco di soldi scambiando criptovalute. Ultimamente, però, stava avendo problemi a far rientrare i soldi dall’Asia e gli serviva un po’ di liquidità extra per sbrigare le pratiche burocratiche e riportare a casa i suoi milioni.
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Nel giro di circa sei mesi, Hanes ha trasferito su una serie di conti anonimi in criptovalute non solo i suoi risparmi e i soldi che aveva messo da parte per pagare l’università di una delle figlie, ma anche i fondi di riserva della chiesa e 47 milioni di dollari della Heartland Tri-State, la banca che dirigeva. Le perdite sono state talmente pesanti che la Tri-State è stata una delle cinque banche fallite negli Stati Uniti nel 2023. Eppure, anche dopo l’intervento dell’Fbi (la polizia federale degli Stati Uniti) e l’arresto per appropriazione indebita, Hanes non riusciva ad accettare di essere stato fregato. Ora sta scontando una pena a ventiquattro anni di carcere.
Il fatto che un direttore di banca sia stato ingannato al punto da far crollare il suo istituto è un segno di quanto sono diventate sofisticate e ramificate le truffe online. L’epoca delle email palesemente false inviate da sedicenti principi nigeriani è passato da un pezzo. I truffatori online sono oggi abbastanza ricchi e potenti da corrompere governi, trasformando interi paesi in equivalenti digitali dei narco-stati degli anni novanta. Le organizzazioni che fanno truffe sono in tutto il mondo, dalla Birmania al Messico.
I guadagni di quest’attività criminale globale ammontano a più di cinquecento miliardi di dollari all’anno, secondo le stime di Martin Purbrick, esperto di criminalità organizzata cinese e per undici anni agente di polizia a Hong Kong. Queste cifre fanno delle truffe digitali una delle più grandi industrie illegali del mondo, paragonabile al traffico di droga. Con una linea telefonica e una connessione a internet, i criminali possono colpire chiunque.
La truffa in cui è cascato Hanes si chiama in gergo pig-butchering, macellazione del maiale. La vittima è individuata sui social media o sulle app di incontri e poi “ingrassata” da un truffatore o da una truffatrice che passa settimane o mesi a guadagnarsi la sua fiducia comportandosi come un amico, un socio in affari o un corteggiatore. Il truffatore, quindi, sfrutta questa fiducia per “macellare” il maiale suggerendogli false opportunità d’investimento e poi scappando con i soldi. Nel caso di Hanes, un presunto consulente finanziario che diceva di essere in Australia lo ha indirizzato a una finta piattaforma di scambio di criptovalute con tanto di sito web su cui Hanes poteva controllare il suo saldo completamente fittizio.
Ci cascano tutti
L’aumento delle truffe online rappresenta un enorme trasferimento di ricchezza dalla classe media al sottobosco criminale. L’Fbi calcola che nel 2023 le perdite per truffe finanziarie negli Stati Uniti sono aumentate del 22 per cento, arrivando a 12,5 miliardi di dollari. Una cifra più alta dei danni da furti d’auto o in casa, e con ogni probabilità è sottostimata, dato che molte persone non sporgono denuncia alla polizia per vergogna o perché rifiutano di accettare la realtà. Il denaro effettivamente sottratto ogni anno agli statunitensi si avvicina probabilmente ai cinquanta miliardi di dollari, calcola Erin West, un’ex procuratrice che ha provato a portare in tribunale i “macellatori di maiali” negli Stati Uniti. Secondo West, ogni anno uno statunitense su cento subisce una truffa. Molti sono giovani ed esperti di tecnologia; ci sono cascati anche poliziotti, agenti dell’Fbi, consulenti finanziari e psicologi.
Tutto questo la dice lunga sull’efficacia delle truffe. Rita (il nome è inventato), una truffatrice filippina, racconta che lei e i suoi colleghi ricevevano dei manuali su come ingannare le vittime. C’era un prontuario sulle criptovalute e una guida su come evitare che i profili falsi sui social media fossero bloccati o segnalati. C’erano spunti per fare conversazione su libri, musica, giardinaggio e football americano, oltre a una serie di domande apparentemente innocenti utili per scoprire la ricchezza del potenziale bersaglio.

Rita doveva chiedere alla vittima informazioni sulla sua casa, sulla sua auto e sull’università che aveva frequentato. La vittima doveva essere ricca, ma non fisicamente attraente. “Un uomo così è sempre molto premuroso con le donne”, dicevano le istruzioni.
C’erano anche indicazioni su come creare intimità: “Fagli i complimenti. Usa il suo stesso tono. Salutalo tutte le mattine. Dagli la buonanotte quando va a dormire. Informati su di lui. Scopri cosa manca nella sua vita: quale vuoto emotivo puoi riempire?”. Cathy Wilson, che lavora come consulente per la salute mentale in Colorado e ha tra i clienti alcune vittime di truffe, definisce le tecniche usate dai criminali per creare relazioni “armi psicologiche, perché sono efficaci come un coltello o un’arma da fuoco”.
A volte, però, i truffatori sono a loro volta vittime. Secondo le stime delle Nazioni Unite, nel 2023 almeno 220mila persone sono state costrette a lavorare nel settore delle truffe in Birmania e in Cambogia. Persone di più di settanta paesi sono state portate con l’inganno nelle “fabbriche delle truffe” del sudest asiatico, spiega Eric Heintz della ong International justice mission. Molte erano neolaureate poliglotte di paesi poveri attirate dalla promessa di un lavoro ben pagato in un call center.
“Se non raggiungi gli obiettivi ti danno la scossa con la corrente elettrica”, racconta Jalil, un ugandese che è stato segregato in un compound nel 2023. Sara (anche in questo caso il nome è inventato) è arrivata illegalmente in Birmania dal Sudafrica e le è stato detto che doveva fruttare più soldi altrimenti l’avrebbero spedita “al secondo piano, dove mandano le donne destinate a diventare lavoratrici del sesso”. Rita, che è stata tenuta segregata in un complesso vicino più o meno nello stesso periodo, racconta di aver incontrato un etiope a cui avevano asportato un rene perché guadagnava troppo poco.
Per scappare, molte persone costringono i familiari a pagare enormi riscatti o addirittura si fanno sostituire con l’inganno da qualcuno. Jalil è finito in una “fabbrica” perché un suo amico intrappolato lì gli aveva promesso un lavoro ben pagato nell’inserimento dei dati e nel marketing online.

Le organizzazioni criminali prosperano in paesi senza regole come la Birmania, dove milizie rivali controllano piccole fette di territorio, oppure in paesi corrotti come la Cambogia, dove le autorità si voltano dall’altra parte in cambio di qualche bustarella. Le loro basi sono protette da alte mura sormontate da filo spinato, telecamere di sorveglianza e guardie armate. Un “parco delle truffe” in Birmania può ospitare migliaia di addetti di diverse organizzazioni, dice Sammy Chen, un ex uomo d’affari taiwanese che ha collaborato con i governi di diversi paesi per liberare i lavoratori tratti in schiavitù. Ogni organizzazione prende in affitto degli spazi, come se operasse in una zona industriale. A volte, nello stesso complesso ci sono anche attività di riciclaggio di denaro, scambio di valute, supermercati e bordelli, dice. Spesso i capi si vendono i lavoratori tra loro.
Reti più che strutture
Le organizzazioni sfruttano la guerra, la povertà e la mancanza di opportunità per attirare lavoratori disperati ma consenzienti, invece di affidarsi al lavoro forzato. I capi preferiscono così perché ci sono meno problemi, dice Chen, soprattutto ora che l’intelligenza artificiale rende più facile le traduzioni e riduce la necessità di affidarsi a persone che parlano l’inglese. “L’ecosistema criminale sommerso è un mercato perfetto”, osserva Jackie Burns Koven della Chainalysis, una società di analisi dei dati delle blockchain che ha rintracciato centinaia di milioni di dollari nei portafogli digitali di criptovalute controllati dai truffatori. I criminali sono “sempre pronti a imboccare la strada del profitto”.
Un numero sempre maggiore di questi parchi delle truffe sta spuntando fuori dal sudest asiatico: in Africa, nell’Europa dell’est, in Medio Oriente e in America Latina. Nel 2024 ne è stato scoperto uno perfino sull’isola di Man, al largo della costa britannica. Diversi cartelli criminali dell’America Latina, tra cui il famigerato Jalisco Nueva Generacion, hanno investito nel pig butchering.
Le imprese criminali possono essere di ogni dimensione. Alcune sono gestite da un albergo: i truffatori affittano uno o più piani, installano cancelli di metallo e ingaggiano guardie armate mentre i proprietari si voltano dall’altra parte. Altre sono più piccole, e agiscono da minuscoli uffici o appartamenti. Circa cinquecentomila persone lavorano in proprio, secondo il centro studi statunitense United States institute of peace (Usip). In totale, il settore dà lavoro a 1,5 milioni di persone.
Un tempo le principali vittime di quest’industria in espansione erano cinesi. Negli ultimi anni, però, la Cina ha fatto arrestare centinaia di migliaia di persone per concorso in truffa e ha invitato i governi di Cambogia e Birmania a limitare le frodi ai danni dei cittadini cinesi. Pechino ha mobilitato anche la sua macchina della propaganda, producendo film, programmi tv e canzoni sull’industria delle truffe. La stessa estate in cui Barbie e Oppenheimer attiravano al cinema frotte di spettatori in occidente, un film contro le truffe, Basta scommesse, la storia di un programmatore cinese che rimane intrappolato in un parco delle truffe, ha sbancato al botteghino in Cina, incassando più di 500 milioni di dollari in un mese.

Come tante altre imprese cinesi, i cartelli della criminalità hanno esportato le attività all’estero quando gli affari in patria hanno cominciato a rallentare, cercando potenziali vittime nel resto dell’Asia e in occidente. Gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno introdotto una serie di sanzioni contro sospetti boss delle truffe originari della Cina e del sudest asiatico. Ma per le forze dell’ordine è difficile penetrare la struttura dell’industria delle truffe e smantellarla. “In molti paesi occidentali siamo abituati a vedere i gruppi criminali come organizzazioni gerarchiche, magari con un potente boss al vertice”, dice Purbrick. “Non credo che per le reti criminali cinesi e asiatiche funzioni così, semplicemente perché sono reti, più che strutture”.
In passato i criminali si scontravano per il controllo dei tavoli da gioco a Macao o degli angoli delle strade per lo spaccio di droga. Nell’industria delle truffe, però, non ci sono restrizioni materiali alle loro attività e quindi non c’è nulla per cui combattere. Quello che un banchiere chiamerebbe il “mercato totale disponibile” è più o meno illimitato. Le barriere all’ingresso sono basse e i rendimenti elevati.
Questo permette ai criminali di avere la complicità delle autorità, soprattutto nei paesi poveri. “Non c’è alcuna presenza delle forze dell’ordine: loro sono la legge, sono il governo”, dice Chris Urben, che ha lavorato per venticinque anni alla Drug enforcement administration degli Stati Uniti (Dea). Le truffe sono diventate “il pilastro portante dell’economia della Cambogia, della Birmania e del Laos”, osserva Jason Tower dell’Usip. Secondo i suoi calcoli, l’industria delle truffe online in Cambogia vale più di 12,5 miliardi di dollari all’anno, pari a circa la metà del pil ufficiale del paese. Questo significa che anche l’economia in generale – l’edilizia, l’accoglienza e così via – dipende dalle truffe. “Il livello di corruzione dei funzionari statali in paesi come la Cambogia va oltre quello dei narco-stati degli anni novanta in America Latina”, concorda Jacob Sims, esperto di criminalità organizzata nel sudest asiatico.
Anche nelle Filippine, un alleato relativamente stabile degli Stati Uniti dove molti statunitensi trascorrono le vacanze, c’è il rischio che lo stato sia fagocitato dalla criminalità. Nel 2024 è emerso che Alice Guo, sindaca della cittadina di Bamban dal 2022, era coinvolta in un parco delle truffe più grande della città stessa. E Guo non era nemmeno filippina, ma cinese. Aveva comprato i documenti che le avevano permesso di candidarsi illegalmente alle elezioni.
Le autorità hanno confiscato a lei e ai suoi complici proprietà immobiliari, auto di lusso e un elicottero per un valore di sei miliardi di pesos (cento milioni di dollari). Tra il 2019 e il 2024 circa 24,5 miliardi di pesos sono stati spostati sui suoi conti, secondo Winston Casio della commissione filippina contro la criminalità organizzata.
Per far funzionare un sistema come questo servono tempo, denaro e organizzazione. Come spiega Sherwin Gatchalian, un senatore filippin0 che si batte contro le fabbriche delle truffe: “Hanno studiato molto bene le Filippine. Sanno come muoversi dentro il nostro sistema politico”. Da quando ha cominciato a denunciare la situazione, Gatchalian gira con la scorta. Lo scorso luglio, mentre in senato erano in corso delle audizioni sullo scandalo, Guo è riuscita a fuggire dal paese “perché aveva dalla sua parte un buon numero di funzionari corrotti”, dice Casio, che dorme in ufficio per evitare che i criminali scoprano dove vive la sua famiglia. In seguito, Guo è stata rintracciata in Indonesia ed estradata nelle Filippine, dov’è stata incriminata per riciclaggio di denaro, traffico di persone e corruzione.

Gatchalian teme che altri signori delle truffe nelle Filippine entrino in politica come ha fatto Guo. Il settore è una minaccia per la sicurezza nazionale, avverte. Una volta che i signori della truffa si insinuano nel sistema politico, è quasi impossibile mettere in atto misure per bloccare le loro attività. “Siamo solo scalfendo la punta dell’iceberg”, dice Casio da un ex complesso che il governo filippino, nel tentativo di risparmiare soldi, ha riconvertito in centrale per le sue attività antitruffa. “Non abbiamo nemmeno cominciato a risolvere il problema”, dice.
L’odore dei soldi
Un modo di combattere la criminalità organizzata è seguire i flussi di denaro. La nostra inchiesta ha rivelato che Hanes, l’amministratore delegato della banca in Kansas, è stato uno dei tanti statunitensi a perdere milioni su siti web fraudolenti dal nome simile a Coinrule, un vero servizio di scambio di criptovalute. In Minnesota, per esempio, un uomo ha perso 9,2 milioni di dollari su un sito chiamato CoinRule-Web3.shop. Un californiano ha perso 2,2 milioni di dollari su CoinRule-Web3.net, lo stesso di cui è stato vittima Hanes.
La rete criminale che ha preso di mira Hanes ha sostanzialmente subappaltato l’attività di riciclaggio del denaro a una piattaforma chiamata Huione Guarantee, dice Adam Hart di Chainalysis, che ha tracciato gli investimenti in criptovalute di Hanes. Huione Guarantee è un sito di commercio online in lingua cinese, creato nel 2021 e dedicato ufficialmente alla compravendita di immobili e auto. La piattaforma gestisce un giro d’affari di miliardi di dollari all’anno ed è di proprietà di un conglomerato cambogiano chiamato Huione Group.
Un’indagine della Elliptic, una società di analisi delle blockchain, ha scoperto dei collegamenti tra l’Huione Group e la famiglia al governo in Cambogia. Insieme a prodotti più convenzionali, la piattaforma vende beni e servizi che possono avere usi legittimi ma che sono di particolare interesse per i truffatori: domini web, programmi di intelligenza artificiale per modificare il volto durante le videochiamate e strumenti di tortura come manganelli elettrici. Dopo queste rivelazioni, a ottobre la Huione Guarantee ha cambiato nome in Haowang Guarantee. L’azienda, ora che ha un nome nuovo, smentisce di favorire la criminalità.
Una volta che i guadagni delle truffe sono stati riciclati, diventa più difficile rintracciarli. Da alcuni episodi recenti, tuttavia, si capisce che sono ovunque. Nel 2023 Singapore ha avviato una campagna di repressione contro il riciclaggio di denaro. La polizia ha confiscato due miliardi di dollari di immobili, lingotti d’oro, contanti e altri beni. Dieci persone originarie della provincia cinese del Fujian, ma con passaporti di vari paesi, sono state arrestate con l’accusa di sfruttamento del gioco d’azzardo illegale. I casinò sono spesso una facciata per il gioco d’azzardo online e le frodi digitali, secondo l’ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (Unodc). Due degli arrestati, Zhang Ruijin e Lin Baoying, erano soci di Alice Guo. Altri avevano collegamenti con Dubai, Hong Kong e la Thailandia.
Ma i soldi delle truffe non circolano solo in Asia. Alcuni truffatori cinesi sono stati accusati di riciclare denaro attraverso banche statunitensi. Su Haijin, uno degli uomini arrestati nell’operazione antiriciclaggio del governo di Singapore, è risultato comproprietario di due palazzi del valore di circa 56 milioni di dollari a Londra, rivela un’indagine del progetto investigativo sulla corruzione e il crimine organizzato (Organised crime and corruption reporting project, Occrp) e di Radio Free Asia. Anche alcuni siti di scommesse online che hanno fatto pubblicità durante le partite del campionato di calcio inglese sono stati usati dai truffatori per riciclare il denaro, sostiene Philippe Auclair, giornalista del sito investigativo Josimar che ha indagato sui legami tra le fabbriche delle truffe nel sudest asiatico e alcune aziende nel Regno Unito.
Gli stessi criminali che sono a caccia di potenziali vittime come Hanes negli Stati Uniti stanno investendo in altre attività digitali illecite come l’hacking, gli attacchi di ransomware e i furti d’identità, dice John Wojcik dell’Unodc: “Queste organizzazioni stanno diventando fonti di minacce digitali sempre più sofisticate”. I criminali usano malware specializzati per infettare i dispositivi e rubare tutti i dati, compresi i messaggi e la cronologia del browser. Spesso queste informazioni sono poi vendute online a truffatori e altri criminali informatici attraverso un servizio di abbonamento mensile.
I gruppi impegnati nelle operazioni di pig butchering stanno “assoldando persone esperte di analisi dei dati, programmatori capaci di passare al setaccio enormi quantità di informazioni”, aggiunge Wojcik. Questo gli permette di portare a termine truffe ancora più mirate, invasive ed efficaci, o semplicemente di usare un malware per prosciugare il conto in banca di qualcuno. Con ogni probabilità, il crollo della Heartland Tri-State Bank non è un caso limite, ma è solo l’inizio. ◆ fas
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Questo articolo è uscito sul numero 1605 di Internazionale, a pagina 44. Compra questo numero | Abbonati