◆L’11 marzo 2025 sono cominciati a Doha, in Qatar, i negoziati indiretti tra Israele e Hamas per il proseguimento della tregua nella Striscia di Gaza, in vigore dal 19 gennaio. Al Monitor ricorda che la prima fase dell’accordo è terminata il 1 marzo e le due parti hanno posizioni diverse sui passi successivi da compiere. Hamas vuole procedere alla seconda fase, che prevede un cessate il fuoco permanente, il ritiro completo dell’esercito israeliano da Gaza e la liberazione degli ultimi ostaggi in mano ai miliziani. Israele invece vuole che la prima fase continui fino a metà aprile e, per passare alla seconda, pretende la smilitarizzazione totale del territorio, lo scioglimento di Hamas e il rilascio degli ostaggi. Prima dell’avvio dei negoziati, Israele ha bloccato l’unica linea elettrica di Gaza, che alimenta il principale impianto di desalinizzazione dell’acqua del territorio, da cui dipendono circa seicentomila civili, soprattutto sfollati, nel centro e nel sud della Striscia. Hamas ha reagito denunciando “un ricatto inaccettabile”. Secondo Al Jazeera si tratta di “un altro tentativo” di Israele per “costringere Hamas ad accettare le modifiche che vuole imporre alla tregua”. Le organizzazioni per la difesa dei diritti umani hanno condannato la decisione, che peggiora una crisi umanitaria già catastrofica e viola il diritto internazionale, in base al quale le punizioni collettive contro le popolazioni civili sono vietate. L’ingresso degli aiuti umanitari è bloccato dall’inizio di marzo. Anche se non sono in corso combattimenti nella Striscia di Gaza, l’aviazione israeliana conduce bombardamenti quasi quotidiani sul territorio. L’11 marzo sono morte sei persone nel centro e nel sud della Striscia, mentre l’esercito israeliano ha ucciso altri quattro palestinesi durante la sua operazione militare a Jenin, nella Cisgiordania occupata.

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Questo articolo è uscito sul numero 1605 di Internazionale, a pagina 28. Compra questo numero | Abbonati