In un giornata nuvolosa di gennaio Isola Sacra, nel comune di Fiumicino, non sembra affatto un luogo che possa attirare masse di turisti. È a trenta chilometri da Roma e le villette con giardino si alternano a prati e campi. La vita ha il ritmo lento di un piccolo centro di provincia.

C’è un vecchio faro in rovina e poco distante c’è la darsena dei bilancioni, la zona che prende il nome dai capanni da pesca costruiti su palafitte.

Questo angolo di costa alla foce del Tevere è al centro di una disputa che minaccia la tranquillità della zona. A Isola Sacra, infatti, dovrebbe sorgere un nuovo porto chiamato Fiumicino Waterfront, una collaborazione tra la compagnia di crociere Royal Caribbean e il fondo d’investimento britannico Icon infrastructure. Le autorità locali sostengono il progetto perché credono che possa portare turisti nella zona, ma molte organizzazioni di cittadini temono l’impatto sull’ambiente marino. “Il faro e i bilancioni sono un set naturale. Qui sono venuti a girare attori come Charlize Theron, Andy García e Uma Thurman”, spiega Gianfranco Miconi, soprannominato Attila, un pensionato di 72 anni che negli ultimi trenta ha vissuto in uno dei bilancioni e l’ha ristrutturato. La struttura ora rischia di essere demolita. “Questo è un posto incantevole, ma i vari sindaci non se ne sono mai occupati”.

Per molti anni quest’area è stata poco apprezzata. Nel 2010 è stato approvato il progetto per costruire il più grande porto turistico del Mediterraneo, con quattro grandi moli, un albergo, un centro conferenze, aree commerciali e appartamenti di lusso. Due anni dopo, però, il costruttore Francesco Bellavista Caltagirone è stato arrestato per truffa (successivamente è stato assolto) e il progetto è stato abbandonato.

Fino a quando, tre anni fa, il terreno è stato comprato per 12 milioni di euro dalla Royal Caribbean, che poi ha ceduto il 90 per cento della sua partecipazione alla Icon, insieme al permesso delle autorità locali di trasformare il porto in una struttura per l’ormeggio di navi da crociera.

Gianfranco Miconi, soprannominato Attila, davanti al suo capanno da pesca. Isola Sacra, Fiumicino, 2 febbraio 2025  - Victor Sokolowicz, The Guardian/eyevine/Contrasto
Gianfranco Miconi, soprannominato Attila, davanti al suo capanno da pesca. Isola Sacra, Fiumicino, 2 febbraio 2025  (Victor Sokolowicz, The Guardian/eyevine/Contrasto)

Accanto a centinaia di piccole barche sorgerà un molo per quelle di classe Oasis, che fino al 2023 erano le imbarcazioni per il trasporto passeggeri più grandi del mondo – possono ospitarne fino a cinquemila – e sono alte 72 metri, il doppio del faro di Fiumicino.

Posti di lavoro fittizi

“Dicono che il progetto porterà posti di lavoro”, spiega Giancarlo Petrelli, ingegnere in pensione che fa parte di Tavoli del Porto, un gruppo di associazioni locali che dal 2010 si oppone al progetto. “Ma in questi casi i marinai non sono assunti sul posto. Inoltre ai turisti interessa Roma, non Fiumicino. Nessuno pensa al traffico e all’inquinamento provocato da cinquemila persone che vanno e vengono da Roma?”.

Un porto che serve la capitale italiana c’è già, a Civitavecchia, ma la nuova struttura promette di offrire maggiori spazi per il settore crocieristico. Petrelli teme inoltre l’impatto del porto sull’erosione della costa. Il principale lascito del progetto originario è infatti una diga frangiflutti di 800 metri che ha alterato le correnti prelevando sabbia dalle spiagge di Focene e Fregene, subito a nord di Isola Sacra. “I frangiflutti hanno alterato l’ecosistema marino”, sottolinea Petrelli. “Dove ora c’è solo sabbia in passato c’erano polpi e molluschi, adesso si trovano le telline”.

Le acque di Fiumicino sono poco profonde, quindi per fare spazio alle grandi navi bisognerà estrarre più di tre milioni di metri cubi di sabbia. Secondo il progetto, circa un terzo di questa sabbia sarà usato per ricostruire le spiagge di Fregene e Focene.

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Poche infrastrutture

Federica Giunta, antropologa che vive a Fiumicino e fa parte del Collettivo No porto, ha paura che la barriera frangiflutti possa diventare lunga 1.200 metri. Inoltre, spiega, “l’intera costa sarà cementificata, dato che nelle vicinanze è in costruzione un porto per i pescherecci”.

Secondo Pietro Spirito, ex presidente dell’autorità di sistema portuale del Tirreno centrale, professore dell’università Mercatorum di Roma, il problema non riguarda tanto il porto, quanto la sua proprietà. Anche se non è raro che le aziende di navi da crociera posseggano i terreni dove attraccano le imbarcazioni, di solito questo succede in piccole isole o in spiagge private. “Un conto è un’isola, altro è essere a venti chilometri dalla capitale d’Italia. In questo modo si creerebbe un precedente e altre aziende vorranno costruire i loro scali privati all’interno di spazi pubblici”, spiega.

Gli oppositori del progetto conservano ancora qualche speranza. Il governo italiano ha inserito l’opera nel programma di interventi per il giubileo cattolico, che si concluderà nel gennaio 2026. Ma i lavori non sono ancora partiti, ostacolati da ulteriori valutazioni e obiezioni. Tuttavia la Royal Caribbean ha fatto sapere di voler far arrivare le prime navi già a novembre. L’idea è di farle ormeggiare al largo della costa per poi trasportare i passeggeri a riva a bordo di imbarcazioni più piccole. Una portavoce della Fiumicino Waterfront ha difeso il progetto sostenendo che il porto “soddisferà una necessità reale”. L’azienda sottolinea che l’Italia avrebbe bisogno di nuovi attracchi per le imbarcazioni turistiche e che le infrastrutture portuali del Lazio “sono in ritardo in termini di qualità e quantità di offerte rispetto al principale concorrente, il terminal di Barcellona”.

La portavoce ha aggiunto che il progetto darà lavoro a circa settemila persone, di cui duemila nella fase di costruzione e cinquemila dopo il completamento dell’opera. L’azienda ha precisato che le navi da crociera potranno attraccare solo una alla volta e che per ridurre le emissioni si collegheranno alla rete elettrica sulla terraferma invece di usare i generatori diesel che di solito alimentano quelle ormeggiate.

Mario Baccini, sindaco di Fiumicino vede nel nuovo porto “un’occasione storica che cambierà la città in meglio, senza alcun costo per il comune”. Secondo Baccini, Fiumicino diventerà “un centro nevralgico del turismo”.

La navi da crociera attaccheranno “per meno di sei mesi all’anno”, assicura il sindaco, aggiungendo che “il rischio reale non sono le navi, ma la possibilità che Fiumicino non sviluppi a pieno il suo potenziale”.

Sulla spiaggia di Isola Sacra, intanto, il sole è quasi tramontato. Attila si ferma a guardarlo dalla finestra della sua palafitta. “Non so nulla di burocrazia”, ammette, “so solo che questo è il posto più bello del mondo e che non ho intenzione di andarmene finché sarò vivo”. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1605 di Internazionale, a pagina 37. Compra questo numero | Abbonati