Il riscaldamento globale, che sta causando l’aumento del livello dei mari, lo scioglimento dei ghiacciai e la moltiplicazione degli eventi estremi, sta peggiorando a un ritmo e su una scala che non si vedevano da migliaia di anni, in tutte le regioni del mondo. Pubblicato il 9 agosto, il sesto rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) delle Nazioni Unite contiene tutto quello che sappiamo oggi sulle basi fisiche del riscaldamento globale. Per quanto riguarda i mari, è già troppo tardi: le perturbazioni continueranno per secoli. L’Ipcc ha dimostrato che, nell’ultimo decennio, le attività umane, e in particolare l’uso dei combustibili fossili, sono interamente responsabili del riscaldamento del pianeta.

Eppure gli impegni presi finora dalla metà degli stati firmatari dell’accordo di Parigi sul clima non bastano a raggiungere l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2 gradi rispetto all’era preindustriale. Per questo l’Ipcc sottolinea l’assoluta urgenza, per tutti gli stati del mondo, di decarbonizzare le economie. L’avvertimento fa eco alla recente serie di eventi estremi: inondazioni in Germania e in Belgio, ondate di calore in Canada e negli Stati Uniti, incendi in Grecia e in Turchia. Il riscaldamento globale è chiaramente responsabile di queste tragedie. L’opinione pubblica è sempre più consapevole dell’urgenza di fare qualcosa. I piani di rilancio economico post-covid adottati da molti stati potrebbero essere un potente acceleratore ma, secondo l’Onu, meno del 20 per cento è “verde”. Eppure è arrivato il momento di passare decisamente all’azione: in gioco c’è la salvezza dell’umanità. ◆ ff

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Questo articolo è uscito sul numero 1423 di Internazionale, a pagina 15. Compra questo numero | Abbonati