In un mese in cui c’è stata una notizia clamorosa dopo l’altra, può essere difficile tenere traccia dei danni che l’amministrazione Trump sta facendo. Ma a differenza degli attacchi prevedibili su questioni come le politiche per la diversità, l’equità e l’inclusione e i tagli agli aiuti esteri, l’annuncio del 7 febbraio sulla riduzione dei fondi alla ricerca medica dei National institutes of health (Nih), gli istituti nazionali di sanità, non ha alcun senso politico, neppure dal punto di vista del cinismo. Questa decisione rischia di mettere in pericolo la salute dei cittadini statunitensi e potrebbe rovinare la reputazione di uno dei settori più produttivi e invidiati del paese. Il 10 febbraio un giudice di una corte distrettuale federale ha sospeso il provvedimento in ventidue stati che hanno presentato un ricorso, ma Trump vuole andare avanti. Il taglio agli istituti nazionali di sanità è stato fatto nell’ambito delle misure prese per favorire la cosiddetta “efficienza”. “Riuscite a credere che università con finanziamenti da decine di miliardi di dollari dirottavano il 60 per cento dei soldi per la ricerca in ‘costi di gestione’? Un furto!”, ha scritto Elon Musk. La percentuale effettiva, in realtà, è meno della metà di quella dichiarata da Musk. Ma non importa, buttiamo tutto in un bel falò!
Il problema è che queste sovvenzioni sono uno dei motivi fondamentali per cui gli Stati Uniti hanno la più avanzata infrastruttura di ricerca biomedica – i Nih assegnano finanziamenti a più di 300mila ricercatori in più di 2500 istituzioni – oltre che ad alcune delle più grandi compagnie farmaceutiche del mondo. Ogni dollaro speso nei National institutes of health genera 2,09 dollari in attività economiche, e ogni 100 milioni di dollari in investimenti portano a settantotto brevetti e 598 milioni di dollari in ulteriori ricerche, secondo i calcoli degli stessi Nih. I “costi di gestione” servono a coprire le spese delle infrastrutture di base che rendono possibile tutto questo.
I tagli voluti da Donald Trump mettono in pericolo la salute dei cittadini e potrebbero rovinare il settore biomedico
I finanziamenti sono all’origine di nuove terapie per il cancro, per le malattie cardiache, per l’ictus e l’hiv; farmaci come l’Ozempic; tecniche innovative come la fecondazione in vitro e la laparoscopia. Tagliarli ridurrà significativamente lo sviluppo di future terapie e farmaci.
Alcune delle maggiori vittime saranno le istituzioni pubbliche, soprattutto quelle degli stati a maggioranza repubblicana. Non stupisce che, perfino in questa epoca di dominio totale di Donald Trump sul Partito repubblicano, Katie Britt, la giovane senatrice di una roccaforte del partito come l’Alabama, abbia subito invocato un “approccio salvavita e intelligente”, che “non metta a repentaglio la ricerca all’avanguardia”.
Perché l’ha detto? Forse perché l’università dell’Alabama a Birmingham, tra i maggiori datori di lavoro dello stato, negli ultimi anni ha ricevuto più di un miliardo dagli Nih, raggiungendo risultati straordinari. Solo nell’anno fiscale 2023 i finanziamenti degli Nih ammontavano a 1,85 miliardi di dollari per decine d’istituzioni in Texas, e a 914 milioni in Florida. Britt fa parte di un gruppo di repubblicani che sostiene i finanziamenti federali alla ricerca. Una buona salute fa risparmiare denaro pubblico. Al contrario, i tagli annunciati il 7 febbraio seguirebbero il copione caldeggiato dal Project 2025 – un piano legislativo creato da un’organizzazione di estrema destra in vista del secondo mandato di Trump – secondo cui questi contributi servirebbero a “sovvenzionare i piani della sinistra”.
È vero che le ricche università della costa orientale schernite da Musk probabilmente saranno in grado di reggere l’urto. Ma le loro cugine negli stati repubblicani potrebbero non farcela.
Gli scienziati hanno usato i social media per spiegare che le loro istituzioni non avrebbero altra scelta se non di licenziare le persone e interrompere le ricerche
Per legge tutti gli enti che chiedono finanziamenti dagli Nih suddividono i loro bilanci in “costi diretti” per la ricerca e “indiretti”, che sono spese più generali, come attrezzature di laboratorio, utenze, contabilità salariale, eccetera. I costi indiretti servono anche a coprire le spese onerose degli Nih per gli obblighi relativi al tracciamento delle sostanze chimiche pericolose, allo smaltimento dei rifiuti tossici, alla protezione dalle radiazioni e così via. È difficile calcolarle (quanto costa lasciare le luci accese per dieci ore?), perciò decenni fa il governo ha deciso di quantificarle come una percentuale del totale inclusa nelle condizioni del finanziamento. Una scelta efficiente.
E allora quel miliardo che l’università dell’Alabama a Birmingham ha ricevuto dagli Nih negli ultimi anni? Se i tagli fossero già stati in vigore l’ente avrebbe dovuto trovare circa 228 milioni di dollari per tenere le luci accese e per rispettare tutte le regolamentazioni. Poiché l’intera dotazione dell’Università dell’Alabama è di circa un miliardo, non avrebbe potuto staccare un assegno simile, e sarebbe stata costretta a bloccare gran parte dell’attività di ricerca.
Ora moltiplicate questo effetto per tutti i laboratori degli Stati Uniti che lavorano per mettere a punto migliori farmaci per il diabete, nuove terapie per combattere i tumori infantili, interventi per alleviare il dolore cronico, il mal di schiena e tutti i malanni che affliggono gli statunitensi. Questo invece di fare di nuovo grande l’America la farà ammalare, e farà diventare le società statunitensi il fanalino di coda di un’industria in rapido movimento e molto redditizia.
Molto di quello che è stato finanziato dagli Nih è ricerca di base su cui le aziende farmaceutiche fanno affidamento – e da cui dipendono per sviluppare i loro prodotti – ma che non finanzierebbero mai, perché non è possibile sapere con certezza dove porterà. Prendete per esempio il vendutissimo farmaco per dimagrire, l’Ozempic. Questo medicinale deve le sue origini a quel tipo di ricerca di base che viene criticata come uno spreco inutile: negli anni ottanta due scienziati degli Nih stavano studiando gli effetti del veleno della lucertola perlinata, nota come mostro di Gila, usando delle cavie come modello della fisiologia umana. Quando notarono che provocava un picco di un particolare enzima pancreatico, tuttavia, si resero conto di avere tra le mani un potenziale nuovo farmaco per il diabete. I ricercatori portarono le loro scoperte ad alcune aziende farmaceutiche, ma tutte le rifiutarono. Alla fine attirarono l’attenzione di una startup e oggi quella ricerca ha portato non solo a un innovativo farmaco per il diabete ma anche a quel campione di incassi che conosciamo con il nome di Ozempic.
In tutto il paese gli scienziati hanno usato i social media per spiegare che le loro istituzioni non avrebbero altra scelta se non di licenziare le persone e interrompere gran parte delle loro ricerche.
Sia chiaro, gli Nih hanno bisogno di essere riformati. Ridurre i costi indiretti potrebbe avere senso e forse le procedure di revisione del bilancio potrebbero essere migliorate. In molti settori dell’alta formazione ci sono amministrazioni troppo grandi, e le procedure di assegnazione dei fondi degli Nih sono diventate troppo farraginose.
Ci sono altre critiche da fare: molti scienziati affermano che gli Nih sono troppo prudenti, finanziano ricerche sicure ma poco ambiziose invece di correre dei rischi su progetti con grandi potenzialità, soprattutto se proposti da scienziati giovani. Infine la Cina, che ha appena sconvolto il mondo dell’intelligenza artificiale con DeepSeek, insegue da vicino gli Stati Uniti anche nella ricerca biomedica.
Quindi la riduzione dei costi e le riforme potrebbero essere tra le priorità del nuovo direttore. Un momento. Ma il dottor Jay Bhattacharya, nominato da Trump a capo dell’istituzione, non si è ancora insediato. Perché questa fretta di cambiare? Sicuramente il nuovo direttore non è uno che prometteva di lasciare tutto com’è. Bhattacharya ha criticato duramente gli Nih. Non sono sempre d’accordo con lui, ma aveva ragione quando diceva che molte politiche del periodo della pandemia erano discutibili. Ma, a quanto pare, ancor prima che Bhattacharya s’insedi, gli Nih subiranno uno dei cambiamenti più drastici della loro storia, realizzati non da lui ma dal Doge, il gruppo che ha preso il nome da un cane che era un meme su internet e che è diventato una criptovaluta satirica. Non si può aspettare. Una guerra lampo richiede rapidità e sorpresa per confondere il nemico.
È stato bello avere la più importante infrastruttura di ricerca medica del mondo. Ma ora basta, dai. Buttiamola nel falò! ◆ fdl
Questo articolo è uscito sul New York Times.
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Questo articolo è uscito sul numero 1603 di Internazionale, a pagina 35. Compra questo numero | Abbonati