Dall’inizio dell’anno il conflitto nell’est della Repubblica Democratica del Congo (Rdc) ha causato la morte di “più di settemila congolesi”, molti dei quali civili, ha affermato il 24 febbraio a Ginevra la premier congolese Judith Suminwa Tuluka.

“Non siamo ancora riusciti a identificare tutte le vittime, e molti diranno che sono solo militari, ma non è così”, ha dichiarato Suminwa ai giornalisti al termine di una riunione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite.

“La situazione umanitaria e di sicurezza nell’est della Rdc ha raggiunto livelli allarmanti”, aveva affermato in precedenza durante la riunione.

“Di questi settemila morti, più di 2.500 corpi sono stati seppelliti senza essere identificati e più di 1.500 si trovano ancora negli obitori”, aveva aggiunto.

Solo a Goma, il capoluogo della provincia del Nord Kivu conquistato di recente dal gruppo ribelle M23, sostenuto dall’esercito ruandese, ci sono più di tremila morti, ha dichiarato Suminwa, citando fonti delle Nazioni Unite.

In seguito l’M23 ha conquistato anche Bukavu, il capoluogo della vicina provincia del Sud Kivu, assumendo quindi il controllo dell’intero lago Kivu, sul confine con il Ruanda.

Il gruppo ribelle controlla vaste aree dell’est della Rdc, una regione ricca di risorse naturali devastata da più di tre decenni di conflitti.

La rapida avanzata dei miliziani dell’M23, a cui si sono aggiunti circa quattromila soldati ruandesi, secondo le Nazioni Unite, ha spinto decine di migliaia di persone a lasciare le loro case, aggravando una situazione umanitaria già molto difficile.

La premier congolese ha accusato il Ruanda di voler occupare la regione per sfruttare i suoi giacimenti di minerali, alcuni dei quali sono essenziali per i chip e per gli smartphone.

“La domanda che dobbiamo farci è a chi il Ruanda venderà questi minerali ottenuti illegalmente”, ha dichiarato alla stampa.

A dicembre la Rdc aveva presentato una denuncia contro le filiali europee dell’azienda tecnologica statunitense Apple, accusandole di usare minerali provenienti da attività illegali nell’est del paese.