Le Horsegirl sono riuscite a creare musica in debito con il passato ma che non sembra una parodia. Questo non è il suono di tre dilettanti con una grande collezione di vinili, ma di artiste che suonano la loro musica preferita in modo sincero e convinto. Con Phonetics on and on, Nora Cheng, Penelope Lowenstein e Gigi Reece cancellano qualsiasi preconcetto su chi dovrebbero essere, confezionando un disco pieno di riff gioiosi, ritmi tirati e dolci melodie memorabili. Anche se questo secondo album è meno rumoroso del precedente, è altrettanto efficace. Violini inquieti e percussioni danno la spinta al singolo 2648, che fa pensare alle corde stridenti di John Cale e a gruppi come i Pastel o i Talulah Gosh. Comunque non è importante citare tutte le influenze, perché il trio di Chicago ha scritto forse l’unico disco indie-rock godibile degli ultimi anni. Prodotto con Cate Le Bon nello studio dei Wilco, proprio nella loro città natale, Phonetics on and on sa essere allo stesso tempo riflessivo e sognante, ampio e minima­lista. Ed è il lavoro di tre musiciste molto più mature della loro età che sanno sperimentare senza alcun timore.
Marko Djurdjić, Exclaim

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1602 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati