Samantha Harvey - David Levenson, Getty
Samantha Harvey (David Levenson, Getty)

Sei astronauti galleggiano su una stazione spaziale e osservano da lontano la Terra mentre le girano intorno. Da lassù, a 400mila metri dalla superficie, il Giappone è un ciuffo di isolette e le Filippine sembrano “spaventosamente fragili”. Tutta l’Europa è “delineata con fine precisione”, circondata da un filo dorato di strade illuminate di notte. L’autunno sboccia nella valle di Jiuzhaigou, le saline tunisine brillano di un rosa che sembra intarsiato sulla superficie. I protagonisti di Orbital (Booker prize 2024), che girano e rigirano, sono nel bel mezzo di un nuovo processo di scoperta di sé. In questo suo snello quinto romanzo, Harvey s’imbarca in un estatico viaggio in compagnia di un equipaggio immaginario di astronauti che guardano la Terra con occhi da innamorati. Orbital dura un solo giorno, anche se quello di giorno è un concetto diverso lassù, in cui “lo schiocco di frusta del mattino arriva ogni novanta minuti” e il sole fa “su e giù, su e giù come un giocattolo meccanico”. Ogni capitolo si allinea con un’orbita della Terra: 16 giri in tutto, mentre gli astronauti svolgono i loro test di laboratorio, monitorano i microbi o la crescita dei cavoli. Lavorano con una dedizione che non diminuisce neanche dopo mesi di missione. Per loro la Terra è di nuovo affascinante mentre si muove con “leggerezza squillante e canora” attraverso la “sala da ballo dello spazio”. A volte vorrebbero fissarsi sulle esibizioni più teatrali del pianeta, ma più spesso sono le piccole cose (“Le luci delle barche da pesca al largo della costa della Malesia”) a colpirli. I sei protagonisti hanno il loro passato e le loro preoccupazioni individuali, ma insieme formano un essere collettivo. Il loro continuo movimento di unione e separazione conferisce al romanzo il suo schema, tanto quanto il movimento della stazione spaziale nello spazio. “Attratti dalla luce come falene” si librano verso le finestre per vedere il chiarore dell’aurora piegarsi e flettersi attorno al globo, sono consapevoli di se stessi come una creatura unica ma composita. E il compito della romanziera è descrivere i momenti in cui queste persone singole, gli emissari dell’umanità, creano il loro cerchio elettrico di luce: “Senza parola o ragione si sollevano tutti insieme e si uniscono, dodici braccia interconnesse”.
Alexandra Harris, The Guardian

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Questo articolo è uscito sul numero 1602 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati