I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana Michael Braun del quotidiano berlinese Die Tageszeitung.

Normalmente bisognerebbe aver commesso un crimine per finire dietro le sbarre. Ma per chi non è italiano basta molto meno. Basta essere un immigrato irregolare per essere rinchiuso, fino a 18 mesi, in uno dei dieci centri di permanenza per i rimpatri (Cpr) attivi in Italia. Il governo Meloni ne vorrebbe inaugurare altri dieci (uno in ogni regione) più quello in Albania. Si tratta di luoghi in cui le persone rinchiuse sono chiamate “ragazzi” o “ospiti”, ma che di ospitale hanno ben poco, come spiegano Figoni e Rondi nel loro documentatissimo libro. La sicurezza all’interno è garantita dallo stato, ma la gestione è nelle mani di privati, spesso di cooperative sociali. Soggetti che vincono i bandi con offerte in cui promettono attività sportive, culturali, ludiche. Ma nulla di tutto questo diventa realtà. La realtà è quella di gironi danteschi in cui le persone sono sedate con psicofarmaci, dove atti di autolesionismo e ribellioni sono all’ordine del giorno. E dove i più disperati si suicidano, come Moussa Balde, 23 anni, della Guinea, che non rispondeva in niente al cliché del “criminale straniero” e che si è impiccato nel Cpr di Torino. Il libro è un testo utilissimo per chi vuole capire di più su quella macchina infernale chiamata Cpr. ◆

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1602 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati