Il 13 febbraio il primo ministro indiano Narendra Modi, in visita ufficiale negli Stati Uniti, ha incontrato alla Casa Bianca il presidente statunitense Donald Trump.

I due leader, che hanno ottimi rapporti personali, hanno concordato sulla necessità di avviare dei negoziati sullo squilibrio commerciale tra i loro paesi, ha assicurato Trump durante una conferenza stampa congiunta.

Riferendosi a un deficit commerciale degli Stati Uniti con l’India di “quasi cento miliardi di dollari”, ha detto di voler “porre rimedio a questa disparità di lunga data” (in realtà, secondo il governo statunitense, nel 2024 il deficit è stato di 45,6 miliardi di dollari, in aumento rispetto al 2023).

Il presidente statunitense ha anche confermato, già a partire da quest’anno, l’aumento delle vendite militari all’India, che comprenderanno gli aerei da caccia F35.

Modi ha invece affermato che i due paesi “avvieranno i negoziati per un accordo commerciale che sia reciprocamente vantaggioso”.

All’inizio del suo incontro con Modi nello Studio ovale, alla presenza tra gli altri di Elon Musk, Trump aveva anche menzionato la possibilità di vendere all’India petrolio e gas statunitensi.

“Tradizionalmente l’India è il paese con i dazi doganali più alti”, ha lamentato Trump, annunciando un piano per imporre misure di reciprocità.

“Quello che l’India fa pagare a noi, noi lo faremo pagare a loro”, ha affermato il presidente, con Modi al suo fianco.

Un’altra potenziale fonte di tensioni è la questione dell’immigrazione, ma New Delhi ha mostrato segnali di buona volontà, acconsentendo al rimpatrio dei migranti indiani che si trovano irregolarmente negli Stati Uniti.

“Siamo disponibili a riaccoglierli in India, come abbiamo già cominciato a fare”, ha dichiarato Modi durante la conferenza stampa.

Il primo ministro indiano ha anche avuto un colloquio con Musk, nominato da Trump alla guida di una commissione per l’efficienza governativa.

Rispondendo a una domanda in merito, Trump non ha chiarito se Musk abbia incontrato Modi come rappresentante del governo statunitense o privatamente come imprenditore, in un momento in cui le attività dell’uomo più ricco del mondo stanno suscitando sospetti di conflitto d’interessi.