Cultura Schermi
Dreams
Ella Øverbye, Selome Emnetu
Norvegia 2024, 110’. In sala
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Dreams, Orso d’oro alla Berlinale 2025, è il terzo capitolo della trilogia giocosa dello scrittore e regista norvegese Dag Johan Haugerud (gli altri due capitoli Sex e Love, in realtà precedenti, usciranno in Italia tra fine aprile e giugno). È un film intelligente e malizioso che procede con passo leggero e divertente. Riesco a immaginare almeno due diversi re-make hollywoodiani che Dreams potrebbe generare, uno che pone l’enfasi sugli aspetti da commedia ironica e indie, l’altro che la trasferisce sul terreno del dramma familiare. Ma nessuno dei due potrebbe avere il tono unico di questo film. Johanne (Øverbye) è una liceale insoddisfatta di Oslo. Vive insieme alla madre single ed è anche molto affezionata alla nonna. Ma il suo mondo è sconvolto dall’arrivo di Johanna (Emnetu), una nuova insegnante dinamica, carismatica e attraente. La cotta di Johanne per lei si trasforma in ossessione, in amore e infine in depressione. Cosa succederà poi lo scopriremo attraverso una specie di autobiografia che Johanne scrive e poi fa leggere alla nonna e alla madre. Entrambe saranno profondamente colpite da quello che leggono, ma per motivi diversi. Il film è gradevolmente ciarliero, ma non si ha mai l’impressione che la relazione tra Johanne e Johanna sia presa alla leggera. Una commedia generosa e asciutta.
Peter Bradshaw, The Guardian

Lee Miller
Kate Winslet, Alexander Skarsgård
Stati Uniti / Regno Unito 2024, 116’. In sala

Lee Miller, con Kate Winslet nel ruolo della celebre fotografa, è intelligentemente incentrato su un arco temporale di dieci anni: dal 1938 e l’immediato dopoguerra. La biografia di Miller suona quasi apocrifa: nata a Pough-keepsie (New York), è stata modella per Vogue, allieva e musa di Man Ray, e fotografa di moda il cui lavoro rifletteva spesso una sensibilità surrealista. E poi ha documentato la seconda guerra mondiale per l’edizione britannica di Vogue. Sarebbe difficile per qualunque film catturare la personalità sfaccettata dell’autrice di alcune delle immagini più indelebili di quel conflitto. Winslet ha optato per uno sguardo diffidente e per una determinazione ostinata ma pratica. Il film comincia con l’espediente di una giornalista che intervista Miller nella sua fattoria, nel 1977. La regista Ellen Kuras usa le foto scattate da Miller e ricrea una serie delle sue immagini più penetranti sia come tributo sia come invito ad andare a consultare gli archivi. Alimenta il desiderio di cercare quegli scatti. A considerare la forza di chi le ha realizzate ci pensa Kate Winslet.
Lisa Kennedy, The New York Times

The breaking ice
Zhou Dongyu, Liu Haoran
Cina 2023, 97’. In sala

Nel film di Anthony Chen, che può far pensare a Jules e Jim, Haofeng, un giovane di Shanghai che lavora nella finanza, arriva nella gelida città di Yanji, nella Cina settentrionale, al confine con la Corea del Nord. Lì incontra Nana, una guida turistica vivace e aperta, anche se fidanzata. The breaking ice non esplora tanto il ménage à trois, quanto lo scivolamento nella solitudine di una generazione votata al lavoro, per la quale l’amore trova spazio solo negli interstizi. E quando il ghiaccio si rompe, le emozioni si vivono come fossero un sogno. Teorema interessante che crea una malinconia a bassa intensità.
Clarisse Fabre, Le Monde

Hokage. Ombra di fuoco
Shuri, Ouga Tsukao
Giappone 2023, 95’. In sala
Hokage. Ombra di fuoco (dr)

Ultimo capitolo di una trilogia dedicata alla guerra. Un orfano si aggira tra le macerie del Giappone del dopoguerra e s’imbatte in una vedova costretta a prostituirsi, in un soldato traumatizzato e in un commerciante del mercato nero. Ombra di fuoco evoca il capolavoro di Ėlem Klimov, Va’ e vedi, per come affronta la disumanizzazione e il modo in cui la guerra disintegra l’innocenza. Tsukamoto ha scelto un approccio minimalista e il realismo cede volentieri a immagini più astratte e oniriche. Nell’ultima sequenza sembra quasi annunciare il passaggio delle leggi di guerra sul terreno di un’economia dominata da un capitalismo selvaggio.
Ariel Schweitzer, Cahiers du Cinéma

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1605 - 14 marzo 2025
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