26 maggio 2018 09:46

Ecco due fatti interessanti. Il primo è che le temperature invernali di quest’anno nell’Artico sono state le più alte mai registrate. In due giorni di febbraio ha fatto addirittura più caldo al polo nord che a Zurigo, in Svizzera. In una località della Groenlandia, la temperatura è salita di venti gradi celsius rispetto alla media abituale per quel periodo dell’anno.

L’altro fatto interessante, rivelato il mese scorso da due articoli di Nature, una delle più autorevoli riviste scientifiche del mondo, è che la corrente del Golfo sta rallentando, facendo registrare la velocità più bassa degli ultimi 1.600 anni – non ci sono studi sul periodo precedente. Potrebbero essere due pessime notizie per l’Europa occidentale.

La difficoltà è capire cosa implichino: significano qualcosa o si tratta solo di variazioni casuali d’intensità assolutamente rara? È a questo punto della discussione che gli scienziati del clima hanno cominciato a usare spesso l’espressione “non lineare”.

La maggior parte delle persone pensa che il riscaldamento globale sia un processo graduale e ordinato. Può darsi che provocherà molti danni, ma succederà progressivamente, non con l’intensità di un pugno in faccia. Sfortunatamente non è così che i cambiamenti climatici si sono verificati in passato.

Il cambiamento può essere improvviso e piuttosto estremo, e una volta che succede, diventa la nuova norma, a volte per un periodo lunghissimo. Come molti sistemi complessi, il clima non è lineare: resta invariato per lungo tempo, finché all’improvviso non si raggiunge un “punto di svolta” e tutto il sistema acquisisce una nuova configurazione.

È ormai quasi certo che il prossimo decennio osserveremo un Artico quasi privo di ghiaccio

Il riscaldamento dell’Artico, ad esempio, è non lineare. La tendenza è stata costante per decenni, ma negli ultimi anni ha avuto un’accelerazione: la quantità di copertura glaciale del mare nel periodo di massimo congelamento, a fine marzo, è stata di gran lunga la più bassa di sempre tra il 2015 e il 2018.

È ormai quasi certo che il prossimo decennio osserveremo un Artico quasi privo di ghiaccio alla fine della stagione degli scioglimenti, in estate. Una parte si riformerà l’inverno dopo, ma in proporzioni sempre minori col passare degli anni. Senza una copertura di ghiaccio, l’acqua verrà riscaldata direttamente dalla luce solare, e quindi un giorno l’intero mare si ritroverà perlopiù senza ghiaccio per tutto l’anno.

Tuttavia, per ora il principale motivo di preoccupazione riguarda gli effetti del riscaldamento sulla calotta glaciale della Groenlandia. Il ghiaccio si trova sulla terraferma e quando si scioglie fa salire il livello del mare. Inoltre, nel breve periodo immette una grande quantità di acqua fresca nell’oceano Atlantico del nord.

Le conseguenze sulla corrente del Golfo
Potrebbe essere questo uno dei fattori che sta rallentando la corrente del Golfo. Una corrente di acqua calda proveniente dai tropici che viaggia in direzione dei mari del nord, tra Islanda e Norvegia, a una velocità media di sei chilometri all’ora e con una quantità d’acqua pari a quella di tutti i fiumi del mondo.

Questa contribuisce a mantenere calda l’Europa nordoccidentale: l’Inghilterra è alla stessa latitudine della penisola di Labrador, ma la temperatura media è più calda di oltre dieci gradi celsius. La Norvegia, con cinque milioni di abitanti, è a circa la stessa latitudine della Groenlandia meridionale, dove vivono cinquantamila persone.

In un passato lontano è già accaduto che la corrente del Golfo si fermasse del tutto, a volte anche per secoli. Per essere più precisi, quando succede smette di andare così tanto a nord: s’immerge in profondità e si dirige verso sud molto prima di aver raggiunto la latitudine di paesi europei come l’Irlanda, la Gran Bretagna e la Norvegia. E quando questo è accaduto, la temperatura media di questi paesi è scesa anche di dieci gradi celsius.

Ci sono motivi di credere che è successo durante periodi di surriscaldamento globale, che fa sciogliere molta acqua fredda nei mari del nord e impedisce alla corrente del Golfo di arrivare a nord. Questo è quel che sta per succedere di nuovo? Nessuno lo sa, ma secondo gli ultimi studi, la corrente del Golfo ha già rallentato del 15 per cento negli ultimi 50-150 anni.

Quando si è arrestata, la cosa è avvenuta in maniera improvvisa e rapida: non lineare, insomma. Un rallentamento del 15 per cento non è necessariamente un indicatore che l’intera sezione nord della corrente sta nuovamente per fermarsi. Ma, di nuovo, non è impossibile che questo accada.

(Traduzione di Federico Ferrone)

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