24 agosto 2018 12:37

Per il ministro dell’interno Matteo Salvini “sono tutti irregolari”, invece la maggior parte delle persone che da nove giorni sono bloccate sul ponte della nave Ubaldo Diciotti della guardia costiera italiana avrebbe diritto all’asilo politico. Lo afferma Daniela de Robert, delegata del garante per le persone detenute e private della libertà personale, al termine di una visita di tre ore effettuata il 23 agosto durante la quale ha parlato sia con i migranti sia con l’equipaggio.

“La maggioranza delle persone a bordo viene dall’Eritrea (130), ci sono due persone che vengono dalla Siria, sei dal Bangladesh, una dall’Egitto, una dalla Somalia, dieci dalle isole Comore. Sono persone che hanno una nazionalità che assicura una protezione internazionale quasi automatica in tutti i paesi europei”, afferma de Robert, che si è fermata a parlare soprattutto con le donne, di cui ha raccolto le storie.

“Sono molto provate, questi otto giorni di vita sul ponte si aggiungono a anni di sofferenze lungo la rotta migratoria. Gli eritrei fanno un viaggio lungo per arrivare in Libia. Le donne sono tutte giovanissime, hanno meno di vent’anni. Molte di loro sono partite quando erano minorenni. Una donna mi ha raccontato di essere stata un anno in Libia in un campo di detenzione, senza servizi, nella totale promiscuità con gli uomini”, continua.

Il terrore di tornare in Libia emerge da tutte le storie. La garante, che compilerà due informative sulla situazione a bordo da consegnare alla procura di Agrigento e a quella di Palermo, denuncia una situazione critica dal punto di vista igienico e sanitario, e ipotizza il reato di privazione della libertà personale senza l’autorizzazione di un magistrato e trattamenti inumani e degradanti.

“Si profila una violazione della convenzione europea dei diritti umani (Cedu) e della costituzione italiana”, afferma. Le persone infatti dormono sul ponte della nave, all’aperto, sotto al sole, hanno a disposizione due soli bagni chimici, senza docce e senza vestiti di ricambio. “Vivono, dormono, mangiano sul ponte. Non ci sono cabine”, spiega de Robert, assicurando che l’atmosfera è molto tranquilla grazie alla disponibilità dell’equipaggio aperto alle richieste dei migranti. “Ieri hanno celebrato anche una messa di veglia”, racconta.

“Hanno fatto viaggi da uno a tre anni, molti sono stati detenuti, torturati e vittime di estorsione”, racconta Riccardo Magi, deputato di Più Europa, salito a bordo della nave con la delegazione. “Un ragazzo mi ha raccontato di essere stato detenuto da almeno tre diversi gruppi armati che hanno chiesto un riscatto alla famiglia. La famiglia ha pagato un riscatto di tremila dollari e complessivamente ha versato più di seimila dollari”. Magi racconta anche di aver incontrato una ragazza ferita a una mano a causa di uno scontro a fuoco fra trafficanti: “Ha una ferita rimarginata sulla mano, ma a causa del proiettile ha sviluppato un’invalidità”.

Il deputato ha incontrato anche il comandante della nave, Massimo Kothmeir, che ha dichiarato di aver appreso dai social network che i minori non accompagnati sarebbero sbarcati nella notte tra il 22 e il 23 agosto. “È molto grave”, commenta Magi. “Le istituzioni non comunicano più attraverso atti formali, che significherebbero anche un’assunzione di responsabilità rispetto all’azione che si intraprende”. Secondo Magi si sta compiendo un reato, il sequestro di persona per fini di coazione, e per questo il deputato ha preparato un esposto che depositerà in procura. “Questa è una nave militare italiana attraccata in un porto italiano, è illegittimo che un’indicazione del governo blocchi la nave”.

Nella notte tra il 22 e il 23 agosto dalla nave Diciotti sono scesi i 27 minori, dopo le numerose denunce sull’illegittimità del loro trattenimento. Un’operatrice dell’organizzazione umanitaria Terre des hommes ha raccontato in un post su Facebook chi sono e in quali condizioni erano i ragazzi: “Abbiamo accolto 27 scheletrini, il più magro sarà stato un po’ più basso di me e sarà pesato una trentina di chili, la gamba con lo stesso diametro del mio polso”, ha scritto. “Uno non riusciva a camminare perché era pieno di dolori. Tre avevano delle bende lerce al polso, al piede e al braccio sparato”.

La portavoce di Save the children Giovanna Di Benedetto, anche lei presente allo sbarco, ha confermato le condizioni di denutrizione dei ragazzi, 25 maschi e due femmine, quasi tutti di nazionalità eritrea, tranne una ragazza somala. La più piccola ha 14 anni. “Sono stati in Libia per un periodo lunghissimo, una media di un anno e mezzo, qualcuno ha detto anche tre anni”, afferma Di Benedetto. Alcuni hanno raccontato di essere rimasti chiusi in un container per otto mesi al buio. “Un ragazzo non riusciva a vedere bene per questo motivo”.

“Ho trovato i ragazzi molto stanchi, esausti”, ha confermato la psicologa di Medici senza frontiere Nathalie Leiba. “Alcuni sono particolarmente vulnerabili, tutti hanno denunciato periodi di detenzione lunghi. Un ragazzo è stato ferito alla spalla quando aveva 15 anni durante una sparatoria fra trafficanti”. Sulla nave Diciotti intanto, secondo fonti interne alle organizzazioni umanitarie, sarebbe cominciato uno sciopero della fame per chiedere lo sbarco immediato dei passeggeri.

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