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Borletti: “Le stazioni rinascono con i ristoranti arriveremo in tutte le città dell’alta velocità”

PARLA IL PRESIDENTE DI GRANDI STAZIONI RETAIL: IL MODELLO TESTATO CON IL FORMAT “MERCATO CENTRALE” A FIRENZE E A ROMA HA DATO OTTIMI RISULTATI E VERRÀ REPLICATO. I PROGETTI SU MILANO E, IN CANTIERE, LO SBARCO A NAPOLI. I RISULTATI ECONOMICI 2017 SUPERIORI ALLE ATTESE

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<p>[ L’INTERVISTA / 2] Milano il 9 giugno del 2016 la cordata composta da Maurizio Borletti e dai fondi Icamap e Antin (quest’ultimo in maggioranza) acquistò Grandi Stazioni Retail (Gsr), alcuni storsero il naso. Si disse, infatti, che il prezzo pagato (953 milioni di euro) per la valorizzazione commerciale dei 14 maggiori scali ferroviari italiani fosse troppo alto. I primi dati dal fronte aziendale, però, sembrano smentire questo pessimismo. «Fino ad ora l’andamento dei ricavi di Gsr per il 2017 è al di sopra delle stime annuali che avevamo fatto in precedenza », precisa Borletti, presidente della società e azionista con l’11% del capitale. Poi aggiunge: «L’anno scorso Grandi Stazioni Retail aveva chiuso il bilancio con 106 milioni di fatturato. Mentre avevamo previsto per il 2017 un incremento dei ricavi superiore al 10%. Ad oggi quell’obiettivo risulta più che consolidato. Insomma, stiamo andando meglio di quanto avevamo programmato». E ora? «Vogliamo raddoppiare il fatturato nel giro di 5-6 anni e nello stesso arco di tempo puntiamo a raddoppiare anche l’ebitda che attualmente è di circa 50 milioni e che secondo le nostre previsioni dovrà raggiungere i 100 milioni. Mi rendo conto che la sfida è ardua. Tuttavia possiamo contare su alcuni punti di forza da non sottovalutare. A cominciare dal numero di passeggeri che utilizzano ogni anno le nostre stazioni: oltre 700 milioni. Soltanto a Roma si tratta di 150 milioni di persone, tre volte quelle che transitano a Fiumicino. Inoltre il confronto con le stazioni francesi che hanno una spesa media per passeggero che è il triplo della nostra ci conferma che abbiamo ampi margini di miglioramento». Su cosa si basa il vostro modello di business? «Ora stiamo puntando soprattutto sulla ristorazione. E su un ottimo rapporto fra qualità e prezzo. La ristorazione è il primo passo per cambiare la percezione delle stazioni; in seguito riposizioneremo l’insieme dell’offerta commerciale. Ci siamo ispirati all’esperienza del Mercato Centrale di Firenze lanciato da Umberto Montano e da Claudio Cardini che hanno riqualificato lo storico mercato di San Lorenzo. Gli stessi Montano e Cardini che hanno replicato questo format a Roma Termini adattandolo alla realtà locale. A questo scopo abbiamo ristrutturato la Cappa Mazzoniana, una struttura avveniristica realizzata negli anni ’30 dall’architetto Angiolo Mazzoni, che si affaccia su via Giolitti. E abbiamo concentrato attorno alla Cappa una serie di eccellenze artigianali: il pane migliore, il pesce più fresco, i carciofi più buoni della città, lo street food più appetitoso. Ma anche 500 posti a sedere dove si possono gustare tutti questi prodotti. Inoltre in una terrazza interna abbiamo un ristorante servito dallo chef stellato Oliver Glowig». Insomma, questo format ha funzionato. Pensate di replicarlo altrove? «Intanto vorrei precisare che il successo del Mercato Centrale si misura anche con l’entusiasmo con cui è stato accolto dai romani. Oggi circa i due terzi degli avventori sono i residenti che hanno riscoperto nella stazione Termini un pezzo della loro città mentre un terzo sono i passeggeri. Ma noi abbiamo tanti cantieri che sono suscettibili di uno sviluppo ulteriore. Ad esempio il “Mercato all’aperto” che stiamo sperimentando per alcuni mesi presso la stazione di Santa Lucia a Venezia, sempre in partnership con Montano e Cardini, basata sull’utilizzo di ‘food truck’: grandi camion che distribuiscono prodotti di qualità da mangiare sul posto o da portare a casa». E a Milano come sta procendendo la vostra attività? «Sia a Milano che nelle altre città stiamo registrando un piccolo boom della raccolta pubblicitaria sui cartelloni e soprattutto sui grandi schermi disponibili nelle stazioni. Anche su questo business abbiamo una crescita a doppia cifra. Alla Stazione Centrale, in particolare, abbiamo rivitalizzato un terzo del mezzanino da cui si gode una bella vista dall’alto sui binari con l’apertura dei ristoranti Obicà e Maio che contribuiscono a potenziare l’offerta anche nei confronti di chi vive e lavora nel quartiere. Si tratta di un progetto in corso che dovrà essere completato ospitando altri ristoranti di qualità fino ad occupare tutti i 2.500 metri quadrati del mezzanino. Ma è solo l’inizio. Ecco perché abbiamo incaricato due studi di architettura come la milanese Oneworks e gli spagnoli di L35 di disegnare una sorta di ‘piano regolatore’ su cui basare lo sviluppo delle due stazioni di Roma e Milano nei prossimi anni». È pensabile un impegno di questo tipo senza la collaborazione degli enti locali e dello Stato? «Noi stiamo già collaborando con i comuni per favorire lo sviluppo delle aree vicine agli scali ferroviari. L’impegno di Grandi Stazioni Retail per rivitalizzare e rilanciare gli scali contribuisce anche a migliorare la sicurezza in aree importanti delle grandi città. E su questo punto, l’impegno per la sicurezza, chiediamo anche al governo di darci una mano. Noi la nostra parte la stiamo facendo. Le faccio l’esempio di parte dei Magazzini Raccordati di via Ferrante Aporti a Milano che durante il Salone del Mobile abbiamo concesso quasi a costo zero in occasione di Ventura Centrale, l’ultimo progetto di Ventura Projctes ». Lei sostiene che le stazioni sono il biglietto da visita del Paese. Ne è proprio convinto? «In realtà le stazioni sono qualche cosa di più. Credo che in Italia si sottovaluti il ruolo della ferrovia per lo sviluppo del Paese. Si tratta di una rete che da una parte collega molto bene il Nord e il Sud del Paese da Torino e Milano almeno fino a Napoli, città su cui contiamo di fare nuovi investimenti. E dall’altro di una leva per far conoscere agli stranieri le nostre bellissime città, penso ad esempio a centri come Padova, Bologna o Verona, riducendo la pressione sui centri che soffrono di un eccesso di turisti come Firenze o Venezia. Mentre dall’altra grazie all’alta velocità negli ultimi anni stiamo assistendo a un profondo cambiamento dell’identikit dei passeggeri che hanno abbandonato l’aereo o la macchine privata per scegliere il treno. Ed è anche a costoro che dobbiamo offrire un’offerta commerciale diversa e migliore». Borletti Group è appena sbarcato in Borsa con la sua Spac. Cosa via aspettate? «Il nostro obiettivo con Spactiv, così si chiama la nostra Spac, è di aiutare una impresa, penso ad un’azienda a gestione famigliare a crescere e a internazionalizzarsi. Perché questo avvenga ci vuole tempo: è per questo che i promotori si impegnano a mantenere un investimento nella società per almeno 4 anni che per la mia esperienza è il minimo per avere risultati concreti ». A lato, un’immagine di Mercato Centrale il mall dedicato alla ristorazione e al cibo di qualità presso la Stazione Termini di Roma. Accanto, la stazione Centrale di Milano Maurizio Borletti presidente di Grandi Stazioni Retail </p>