29 dicembre 2016 17:23

“La soluzione a due stati è l’unico modo per raggiungere una pace giusta e duratura tra Israele e Palestina”, ha detto il segretario di stato John Kerry durante un discorso al dipartimento di stato pronunciato il 28 dicembre. L’intervento di Kerry è avvenuto giorni dopo che il Consiglio di sicurezza dell’Onu aveva approvato una risoluzione di condanna degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, anche grazie all’astensione degli Stati Uniti, che non hanno posto il veto. Secondo Kerry gli insediamenti israeliani nei Territori occupati hanno contribuito ad allontanare una prospettiva di pace.

In cosa consiste la soluzione dei due stati
Per decenni quella dei due stati è stata considerata l’unica soluzione realistica in grado di porre fine al conflitto tra Israele e Palestina. Secondo questa proposta, il territorio tra la Cisgiordania e il mar Mediterraneo dovrebbe essere spartito equamente tra Israele e Palestina, in modo tale da creare due stati in grado di coesistere uno di fianco all’altro. Questo territorio dovrebbe essere diviso secondo i confini precedenti al 1967, dato che dopo la guerra dei sei giorni di quell’anno, Israele occupò un territorio più vasto rispetto a quello accordato. Anche Gerusalemme dovrebbe essere condivisa ed essere la capitale di entrambi gli stati.

Gli ostacoli che bloccano la soluzione a due stati
I numerosi negoziati che ci sono stati non sono andati a buon fine e per il momento non ci sono nuove trattative in programma. I palestinesi vogliono che il confine del loro nuovo stato segua precisamente la linea verde, cioè i confini tracciati prima del 1967. Mentre Israele, che negli ultimi cinquant’anni ha costruito centinaia di insediamenti nella zona palestinese del territorio, continua a insistere sul fatto che queste zone dovrebbero far parte dello stato israeliano, anche se ciò di fatto implicherebbe la definizione di nuovi confini.

Gerusalemme è un altro degli ostacoli che impediscono la messa in atto di questa soluzione. Per Israele sarebbe impossibile patteggiare un accordo che non preveda tutta la città come parte integrante del suo territorio. Allo stesso modo, i palestinesi non sarebbero disposti a cedere le zone in cui si trovano i loro luoghi sacri, che sono per la maggior parte a Gerusalemme Est. Inoltre, la realizzazione di qualsiasi potenziale accordo è resa ancora più complessa dalla rottura tra Al Fatah e Hamas, le due principali forze palestinesi, e dalla separazione geografica tra la Cisgiordania e la Striscia di Gaza.

Linea oltrepassata
Per anni, nonostante le obiezioni di diplomatici e politici di tutto il mondo, Israele ha proseguito nell’espansione degli insediamenti in territorio palestinese. In molti sostengono che la soluzione a due stati sia ormai impossibile da attuare, dato che la linea di confine è stata largamente oltrepassata. Molti palestinesi e israeliani difendono la “soluzione a uno stato”, concentrandosi sulla questione dei diritti civili dei palestinesi, che in uno stato con due nazionalità presto diventerebbero la maggioranza. Questa soluzione, però, sul lungo periodo comporterebbe la fine di uno stato a maggioranza ebraica, ragione per cui gran parte degli israeliani è contraria.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it