Milano, 11 novembre 2016 - 12:01

L’alternanza scuola-lavoro?
Gli studenti: «Indigeribile»
Blitz da McDonald’s a Milano

Si moltiplicano le proteste contro l’accordo Miur-McDonald’s che prevede
l’impiego di studenti nei locali della catena per le ore di formazione obbligatoria

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Di impacchettare cheesburger e friggere patatine non ne vogliono proprio sapere. In tanti sono scesi in piazza, giovedì, contro l’accordo siglato dal Miur con McDonald’s e altre grandi aziende che prevede l’impiego di studenti per le ore di formazione obbligatoria per «imparare a lavorare». L’intesa firmata lo scorso mese riguarda, oltre al creatore del fast food, sedici grandi aziende e multinazionali tra cui Zara, Eni, Intesa San Paolo, Fca, che hanno messo a disposizione 27mila «percorsi» per gli studenti delle scuole secondarie. Lo scopo (portare la cultura d’impresa dentro gli istituti scolastici) è uno dei pezzi forti della riforma della scuola, che prevede che ogni studente di un Itis deve obbligatoriamente fare 400 ore di stage, e ogni liceale deve applicarsi in 200 ore di impieghi fuori dalle mura scolastiche nell’arco del triennio (dal terzo al quinto anno). Ore che spetta alle scuole progettare e valutare; e le attività vanno programmate in collaborazione con la struttura ospitante, accompagnate da tutor, verificate.

Proteste

Nel primo anno di applicazione, non sono mancate le difficoltà, dovute principalmente alla scarsa propensione delle imprese ad accogliere gli studenti e alla mancanza delle stesse nel sud Italia. Ma la scelta di mandare 10mila ragazzi nei 500 ristoranti di tutta Italia è «indigeribile», per gli studenti e i sindacati. Giovedì l’Unione degli Studenti ha organizzato in tutta Italia flash mob, volantinaggi, striscioni «contro le grandi multinazionali dello sfruttamento», domandando a gran voce «un’alternanza scuola-lavoro di qualità». Oggi il Coordinamento dei collettivi studenteschi ha inscenato un blitz nel Mc Donald’s di piazza Duomo, a Milano. Gli studenti hanno occupato il fast food accendendo fumogeni all’esterno dell’esercizio commerciale. «Amorale, inaccettabile. Sfruttatori!», la denuncia affidata al megafono. «Ci bocciano, ci sfruttano, ci danno l’happy meal: è questa la loro scuola lavoro», urlavano nel locale.

Cultura d’azienda

Chiedono di essere «formati in quanto individui, non schiavizzati da multinazionali criminali». E al ministro domandano «come possa essere utile per la nostra formazione un’esperienza lavorativa in una multinazionale colpevole di sfruttamento, deforestazione, disastri ambientali, obesità e cancro?». Chi l’accordo lo ha perfezionato, naturalmente ritiene l’esperienza un valido contributo per imparare la cultura aziendale e, anzi, ha definito «Campione dell’alternanza» quello che i detrattori bollano come «Campione del pasto-spazzatura».

«Progetti di qualità»

«L’obiettivo del progetto è mettere insieme grandi realtà che possano offrire percorsi di qualità ad un numero importante di studenti e che siano anche nuovi rispetto a progetti già attivati», precisano dal Miur, assicurando che «i progetti nascono da impegni formali che queste realtà hanno preso per garantire percorsi di qualità ai nostri studenti». I ragazzi faranno una parte di attività teorica («lezioni frontali nelle quali verrà loro spiegato come funziona un’azienda complessa») e una parte pratica, di relazione con il cliente, le cui modalità saranno decise dalle scuole, «ma non saranno impiegati per friggere patatine, a meno che, per esempio, un istituto alberghiero non preveda che è esattamente il tipo di attività adatta per i suoi studenti». L’alternanza, peraltro, aveva spiegato il ministro Giannini tirando le somme della sperimentazione che l’anno scorso ha visto la partecipazione di 652.641 studenti delle scuole secondarie di II grado, vuole essere «una pratica strutturale per migliorare l’occupabilità dei nostri giovani e contrastare la disoccupazione e il fenomeno dei Neet». E nella legge finanziaria saranno anche previsti incentivi per le aziende che assumono studenti che hanno fatto alternanza.

Alternanza

Ma se è un oggettivo rompicapo realizzare percorsi di alternanza che siano per tutti un vero e proprio anello di congiunzione tra mondo della scuola e mondo del lavoro, troppe volte va smarrito il connotato didattico dell’esperienza. In un recente monitoraggio della fondazione Di Vittorio promosso da Cgil, Flc e Rete degli studenti, è stato rilevato un consistente numero di esperienze da considerare «a rischio». Gli stage e le lezioni formative, collegate alle aziende, si svolgono spesso d’estate (in 8 casi su 10), sulla base di offerte «occasionali» di soggetti privati (81% delle esperienze) o piccole o medie imprese interpellate direttamente dai presidi. E per 4 studenti su 10, questo genere di«formazione» rischia di non essere di qualità.

Manifestazione nazionale

Le manifestazioni continueranno: «Non siamo disposti a lavorare gratis e senza diritti, nè per McDonald’s, nè per nessun altro», dicono i ragazzi dche aderiscono all’Uds. Che per dire «no al lavoro sfruttato e precario, no alla speculazione sulle nostre vite e sul nostro futuro, per riprendere parola a partire dalle nostre scuole e dalle nostre città», hanno indetto, per il 17 novembre, una manifestazione nazionale.

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