Emanuele Basile (carabiniere)

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Emanuele Basile
NascitaTaranto, 2 luglio 1949
MorteMonreale, 4 maggio 1980
Cause della morteAgguato di Cosa nostra
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armata Esercito Italiano
ArmaArma dei Carabinieri
GradoCapitano
Comandante diCompagnia carabinieri di Sestri Levante
Compagnia carabinieri di Torre Annunziata
Compagnia carabinieri di Monreale
Decorazioni Medaglia d'oro al valor civile
Studi militariAccademia Militare di Modena
Scuola ufficiali carabinieri
[1]
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Emanuele Basile (Taranto, 2 luglio 1949Monreale, 4 maggio 1980) è stato un militare italiano, ufficiale dei Carabinieri ucciso da Cosa nostra, insignito di Medaglia d'oro al valor civile alla memoria.[2]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Terzo di cinque figli, frequentò l'Accademia Militare di Modena. Prima di intraprendere la carriera militare, si iscrisse alla facoltà di medicina e riuscì ad affrontare il difficile esame di anatomia, ma i sentimenti di giustizia e legalità, valori fondamentali nella sua vita, ebbero il sopravvento sulla professione medica. Fu così che entrò nell'Arma dei Carabinieri. Prima di giungere a Monreale comandò le compagnie di altre città, tra cui quella di Sestri Levante (GE), e di Torre Annunziata (NA), e se la mafia non avesse interrotto la carriera del giovane carabiniere di 30 anni, la successiva destinazione sarebbe stata quella di San Benedetto del Tronto (AP). Precedentemente al suo assassinio, aveva condotto alcune indagini sull'uccisione di Boris Giuliano, durante le quali aveva scoperto l'esistenza di traffici di stupefacenti. Tuttavia, apprestandosi a lasciare Monreale, si era premurato di consegnare tutti i risultati a cui era pervenuto a Paolo Borsellino.

Dopo i funerali, Basile ha ricevuto sepoltura presso il Cimitero Monumentale di San Brunone, a Taranto.

L'assassinio[modifica | modifica wikitesto]

La sera del 3 maggio 1980, mentre con la figlia Barbara di quattro anni e la moglie Silvana Musanti aspetta di assistere allo spettacolo pirotecnico della festa del Santissimo Crocifisso a Monreale[2], un killer mafioso gli spara alle spalle e poi fugge in auto atteso da due complici. Basile viene trasportato all'ospedale di Palermo dove i medici tenteranno di salvargli la vita con un delicato intervento chirurgico, ma muore durante l'operazione lasciando nel dolore la moglie e lo stesso Paolo Borsellino che era corso in ospedale.[2]

Tre anni dopo la sua morte, il 13 giugno 1983, morirà ucciso il capitano Mario D'Aleo, che aveva preso il posto di Basile come comandante della Compagnia dei Carabinieri di Monreale, sempre per mano di Cosa nostra; insieme al D'Aleo e all'appuntato Giuseppe Bommarito, trovò la morte in quell'agguato anche l'ex autista di Basile, il carabiniere Pietro Morici.

In ricordo del capitano Basile e del capitano Mario D'Aleo, la giornalista Michela Giordano ha scritto il libro "Quando rimasero soli".

I processi[modifica | modifica wikitesto]

La sera stessa dell'omicidio, furono arrestati Vincenzo Puccio, Armando Bonanno e Giuseppe Madonia, sorpresi in fuga nelle campagne di Monreale: i tre sostennero di trovarsi in quel posto per incontrare delle donne sposate di cui rifiutarono di fare i nomi ma non vennero creduti e il giudice istruttore Paolo Borsellino li rinviò a giudizio per omicidio[3][4].

Il processo contro i tre imputati si aprì il 7 ottobre 1981 ma il presidente della Corte Carlo Aiello sospese subito il dibattimento e rinviò tutti gli atti al giudice Borsellino, ordinando anche una perizia su "alcune tracce di nitrati" trovate sotto le scarpe dei sicari[4][5]. Si aprì un nuovo processo che si concluse nel marzo 1983, quando la Corte d'assise di Palermo, presieduta da Salvatore Curti Giardina, assolse Puccio, Bonanno e Madonia per insufficienza di prove[6]. Qualche settimana dopo, i tre imputati, inviati al soggiorno obbligato in Sardegna, si diedero alla latitanza[3].

Nell'ottobre 1984 la Corte d'assise d'appello di Palermo, presieduta da Antonio Dell'Aira, capovolse la sentenza di primo grado, condannando all'ergastolo Puccio, Bonanno e Madonia[7]. Ma nel febbraio dell'anno successivo la prima sezione della Cassazione, presieduta da Corrado Carnevale, annullò le condanne per un vizio di forma e dispose un nuovo processo d'appello[8].

Nel giugno 1988 la Corte d'assise d'appello di Palermo, presieduta da Antonino Saetta, condannò nuovamente i tre imputati all'ergastolo[9][10]. Il 25 settembre dello stesso anno, il giudice Saetta venne ucciso, insieme al figlio Stefano, in un tragico agguato proprio per aver emesso quella sentenza di condanna[11] e, nello stesso periodo, Vincenzo Puccio finì assassinato in carcere a colpi di bistecchiera mentre Armando Bonanno scomparve nel nulla, vittima della "lupara bianca"[12].

Nel marzo 1989 la prima sezione penale della Cassazione, presieduta da Roberto Modigliani, annullò per la seconda volta la sentenza d'appello per un difetto di motivazione e dispose un nuovo processo da celebrarsi in una diversa sezione[13].

Nel frattempo, l'8 novembre 1985 la sentenza-ordinanza del procedimento "Abbate Giovanni + 706" (il cosiddetto "Maxiprocesso di Palermo") rinviava a giudizio come mandanti dell'omicidio del capitano Basile i membri della "Commissione" o "Cupola" di Cosa nostra (Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Francesco Madonia, Michele e Salvatore Greco, Bernardo Brusca, Giuseppe Calò, Antonino Geraci)[6]. Il 16 dicembre 1987 venne pronunciata la sentenza di primo grado del Maxiprocesso, che condannava all'ergastolo per l'omicidio Basile Francesco Madonia, Salvatore Riina e Bernardo Provenzano mentre venivano assolti per insufficienza di prove Michele Greco, Antonino Geraci, Bernardo Brusca e Giuseppe Calò[6].

Nel 1990 il processo d'appello contro i mandanti del delitto Basile venne stralciato dal Maxiprocesso e riunito a quello contro gli esecutori materiali, che ormai vedeva come unico imputato Giuseppe Madonia[6]. Il 14 febbraio 1992 la Corte d'assise d'appello di Palermo, presieduta da Salvatore Scaduti, condannò all'ergastolo Salvatore Riina, Michele Greco, Francesco Madonia e il figlio Giuseppe mentre furono assolti Giuseppe Calò, Bernardo Provenzano, Bernardo Brusca e Nenè Geraci[14] (in seguito il giudice Scaduti denuncerà di aver avuto pressioni per "aggiustare" la sentenza da parte del notaio massone Pietro Ferraro, che agiva su mandato del senatore Vincenzo Inzerillo, entrambi poi condannati per concorso esterno in associazione mafiosa[15]); il 14 novembre dello stesso anno la quinta sezione della Corte di cassazione confermò gli ergastoli per Salvatore Riina, Francesco e Giuseppe Madonia e le assoluzioni di Giuseppe Calò, Bernardo Provenzano, Bernardo Brusca e Nenè Geraci mentre dispose un nuovo processo per Michele Greco[8].

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor civile alla memoria - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di Compagnia distaccata, già distintosi in precedenti, rischiose operazioni di servizio, si impegnava, pur consapevole dei pericoli cui si esponeva, in prolungate e difficili indagini, in ambiente caratterizzato da tradizionale omertà, che portavano alla individuazione e all'arresto di numerosi e pericolosi aderenti ad organizzazioni mafiose operanti anche a livello internazionale. Proditoriamente fatto segno a colpi d'arma da fuoco in un vile agguato tesogli da tre malfattori, immolava la sua giovane esistenza ai più nobili ideali di giustizia ed assoluta dedizione al dovere. Monreale (Palermo), 4 maggio 1980
— 14 maggio 1982[16]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

In sua memoria, a Taranto è stata intestata una scuola elementare. In provincia, a Massafra porta il suo nome la Caserma dei Carabinieri mentre a Ginosa e Manduria, portano il suo nome i Presidi di "Libera". Nel 2013, il Comune di Monreale gli conferisce la cittadinanza onoraria.[17][18][19]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=3871
  2. ^ a b c Fondazione Progetto Legalità, pp. 130-131.
  3. ^ a b E TORNANO IN AULA I KILLER DI BASILE - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 3 febbraio 1988. URL consultato il 9 febbraio 2021.
  4. ^ a b BASILE, SCANDALO INFINITO - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 8 dicembre 1994. URL consultato il 13 febbraio 2021.
  5. ^ ' PROCESSATE PER MAFIA QUEI GIUDICI' - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 22 settembre 1994. URL consultato il 13 febbraio 2021.
  6. ^ a b c d gazzettaufficiale.it, https://www.gazzettaufficiale.it/atto/corte_costituzionale/caricaArticolo?art.progressivo=0&art.idArticolo=3&art.versione=0&art.codiceRedazionale=095C0312&art.dataPubblicazioneGazzetta=1995-03-15&art.idSottoArticolo=0. URL consultato il 9 febbraio 2021.
  7. ^ OMICIDIO BASILE ERGASTOLO AI TRE SICARI - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 25 ottobre 1984. URL consultato il 9 febbraio 2021.
  8. ^ a b ' UCCISE IL CAPITANO BASILE' PER RIINA È IL CARCERE A VITA - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 15 novembre 1992. URL consultato il 9 febbraio 2021.
  9. ^ ERGASTOLO PER I TRE KILLER DEL CAPITANO BASILE - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 25 giugno 1988. URL consultato il 9 febbraio 2021.
  10. ^ QUANDO IL CAPITANO BASILE CADDE SOTTO I COLPI DEI KILLER - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 12 maggio 1988. URL consultato il 9 febbraio 2021.
  11. ^ ' RIINA ORDINO' UCCIDETE SAETTA' - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 7 aprile 1995. URL consultato il 22 febbraio 2021.
  12. ^ ASSASSINATO IN CELLA ALL' UCCIARDONE - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 12 maggio 1988. URL consultato il 9 febbraio 2021.
  13. ^ OMICIDIO BASILE CONDANNE ANNULLATE - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 8 marzo 1989. URL consultato il 9 febbraio 2021.
  14. ^ L' ERGASTOLO AGLI ASSASSINI DI BASILE - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 15 febbraio 1992. URL consultato il 22 febbraio 2021.
  15. ^ Cinque anni per mafia a un notaio - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 11 luglio 2003. URL consultato il 23 febbraio 2021.
  16. ^ Emanuele Basile Medaglia d'oro al valor civile, su Presidenza della Repubblica. URL consultato il 23 luglio 2010.
  17. ^ Comune di Monreale, su comune.monreale.pa.it. URL consultato il 4 maggio 2016.
  18. ^ Marica Todaro, Emanuele Basile - Biografia, su Presidio. URL consultato il 4 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 24 dicembre 2017).
  19. ^ Monreale non dimentica, il loro sacrificio non è stato vano, su Monreale News - Notizie, eventi e cronaca su Monreale, 12 giugno 2013. URL consultato il 4 maggio 2016.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Fondazione Progetto Legalità Onlus in memoria di Paolo Borsellino e di tutte le altre vittime della mafia, La memoria ritrovata. Storie delle vittime della mafia raccontate dalle scuole, Palumbo Editore, 2005, ISBN 9788880206026.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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