01 giugno 2016 13:26

Il Poetto, la spiaggia di Cagliari, la domenica prima delle elezioni comunali, nonostante il Maestrale soffi con forza, è pieno di persone che prendono il sole, stanno ai tavolini dei bar, fanno jogging, vanno con i pattini o in bici.

Il lungomare, libero dalle auto, una fila di palme alte al centro, le persone che corrono e mostrano l’abbronzatura anche d’inverno, può ricordare una qualche spiaggia statunitense, o quella di Barcellona, ma qui il mare è bello e chiaro, come è raro che sia in una grande città. Negli ultimi anni sempre più spesso si sentono parlare lingue straniere, o l’italiano con accenti diversi dal nostro.

Non era mai stata una città frequentata dai turisti, che hanno sempre preferito il nord dell’isola, i pochi che sceglievano il sud Cagliari la vedevano solo da lontano, diretti verso la costa orientale o quella meridionale. Ora cominciano a scoprirne le bellezze, a camminare per le stradine dei quartieri del centro, a guardarla dall’alto del colle di Castello, luccicante tra il mare e gli stagni.

Lunga otto chilometri, su Poettu, come si chiama in sardo, è diventata la spiaggia dei cagliaritani, che prima preferivano l’altro lato del golfo, dai primi decenni del novecento. Sabbia bianca e acqua trasparente, alle spalle le vecchie saline, ora parco naturale, dove nidificano i fenicotteri rosa.

Divisa storicamente in base alle fermate dell’autobus P, che la collega con il centro della città, e in base alla frequentazione: popolare o borghese, famiglie o gruppi di ragazze e ragazzi.

Io, che vengo da un paese della provincia e facevo la pendolare per andare al liceo, dopo la chiusura della scuola continuavo a prendere il treno ogni mattina, e poi il P da piazza Matteotti, che era un autobus vecchio e senza aria condizionata, e noi eravamo molti, adolescenti e sudati. Andavamo alla quarta o alla quinta, alla prima, alla sesta e all’Ospedale Marino c’erano le famiglie, al D’Aquila i fighetti, al Lido i superfighetti. I miei ricordi legati al Poetto sono innumerevoli, come quelli di tutti, molti i racconti nei libri, nei film, nelle canzoni.

Lo slogan era ‘Ora tocca a noi’, la campagna elettorale era riuscita a coinvolgere ed entusiasmare

Purtroppo la spiaggia, negli anni, ha subìto la progressiva perdita della sua caratteristica sabbia bianca. Nel 2002 la provincia ha tentato di porvi rimedio attraverso un’operazione, chiamata ripascimento, condannata da Legambiente e dal Wwf, che ha ricoperto la spiaggia di sabbia presa dal fondo del mare: sabbia scura, grossa, mista a conchiglie e pietre, che ha cambiato per sempre la sua immagine ed è stato un vero e proprio shock, come un lutto cittadino.

Nel 2004 la regione aveva finanziato con dieci milioni di euro la riqualificazione di spiaggia e lungomare, ma il progetto, presentato dopo tre anni, era stato sospeso dalla stessa regione che diede un ultimatum per la presentazione di alcune modifiche e poi, non avendole ricevute, cominciò ad avviare le procedure di revoca. Era il 2011, qualche mese prima dell’elezione di Massimo Zedda a sindaco della città.

Le imprese impossibili

Zedda nel 2011 aveva trentacinque anni e aveva già sorpreso diventando consigliere regionale, nel 2009. Attivo in politica dagli anni del liceo, militante del Pds e poi dei Ds, non aveva aderito al neonato Partito democratico (Pd) ma a Sinistra ecologia libertà (Sel), partito con cui ha corso per le primarie, riuscendo ad avere la meglio sul senatore del Pd Antonello Cabras. Lo slogan era “Ora tocca a noi”, la campagna elettorale era riuscita a coinvolgere ed entusiasmare, si era creato un movimento forte fatto anche di studenti, del mondo della cultura, di suoi coetanei che in molti casi si avvicinavano alla politica per la prima volta, di una sinistra che aveva perso la fiducia da tempo.

Era riuscito così anche nella seconda impresa impossibile: vincere le elezioni contro il candidato del centrodestra Massimo Fantola, esponente di una famiglia borghese dal grande potere elettorale. Sembrava follia pensare di batterlo per un “ragazzino” di trentacinque anni, senza una famiglia importante alle spalle. Per la prima volta dal dopoguerra Cagliari ha così avuto un sindaco appoggiato esclusivamente da una coalizione di centrosinistra. La Democrazia cristiana aveva governato infatti quasi senza interruzione dal 1946 al 1994, tranne due brevi parentesi dei socialisti e del Partito sardo d’azione, e da lì in poi si sono alternate giunte di centrodestra, fino alle due legislature del sindaco di Forza Italia, Emilio Floris.

Aveva sorpreso ed entusiasmato, il sindaco giovane e carino, gentile e discreto, senza moglie e figli, che incontravi la sera per l’aperitivo al Bastione o in piazzetta Savoia: Massi, come lo chiamano gli amici veri e virtuali.

L’eredità positiva della giunta Floris è stata quella di lasciare un bilancio in ordine, senza debiti

Ora Massimo Zedda si ricandida, senza le primarie, sempre con Sel e sempre con l’appoggio del centrosinistra, unico caso tra i capoluoghi al voto in cui regge l’alleanza tra il partito fondato da Nichi Vendola e il Pd, cinque anni dopo il successo dei sindaci arancioni. La campagna elettorale è partita davvero solo dopo il 23 marzo, quando è arrivata la sentenza di assoluzione sulla vicenda del teatro Lirico, “perché il fatto non sussiste” (nel febbraio del 2013 il sindaco era infatti finito sotto inchiesta per falso e abuso d’ufficio per presunte irregolarità nella nomina del nuovo sovrintendente del teatro lirico Marcella Crivellenti).

Lo slogan è “Avanti insieme”, il punto di forza i cinque anni di amministrazione in cui la sua giunta ha fatto molte cose. Cagliari è infatti cambiata a un ritmo senza precedenti, sono moltissime le opere pubbliche, i restauri, le ristrutturazioni realizzate: dal Poetto al lungomare di Su Siccu e Sant’Elia, da corso Vittorio Emanuele al Giardino Sotto le Mura, dal quartiere di Villanova a quello di San Michele, dall’Orto dei Cappuccini a via Garibaldi, per citarne sono alcune. L’eredità positiva della giunta Floris è stata quella di lasciare un bilancio in ordine, senza debiti, permettendo la partenza immediata dei lavori. E poi bus elettrici, car e bike e scooter sharing, piste ciclabili, l’istituzione dei registri per le coppie di fatto, tagli alle spese di rappresentanza, i progetti culturali e sociali nelle periferie. E le candidature a Capitale italiana della cultura e Città europea dello sport.

Fare vuol dire rischiare, raccogliere anche critiche e lamentele, e non dev’essere facile mai. “È colpa di Zedda” è diventato un leitmotiv davanti ai cantieri in corso, alle rotonde da completare, ai parcheggi che diminuivano.

I fenicotteri rosa nutrono i piccoli che stanno nascendo, unici al mondo ad aver scelto una città per i loro nidi

Alcuni, nel frattempo, si sono allontanati, come un altro dei candidati, il consigliere comunale uscente Enrico Lobina, l’unico più a sinistra di Zedda. Assieme a loro corrono anche Maria Antonietta Martinez (l’unica donna in gara), per i Cinque stelle, Alberto Agus, Paolo Casu, Paolo Matta, e il vero sfidante: il candidato del centrodestra Piergiorgio Massidda, che proprio nei giorni scorsi ha compiuto sessant’anni. Ex senatore e presidente dell’autorità portuale, pezzo grosso di Forza Italia dai tempi di Berlusconi, uomo socievole, simpatico, che conosce profondamente la città e i suoi abitanti, che ascolta, di cui si ricorda, attraendo molte simpatie. Si era espresso, Piergiorgio Massidda, nel 2002, favorevolmente sul ripascimento, e di nuovo poco tempo fa ha affermato che occorrerebbe “elaborare un progetto che preveda uno o più ripascimenti graduali e periodici, di bassissimo impatto ambientale e con sabbie di sicura origine”.

Al Poetto, il lungomare di Cagliari, intanto tutti commentano e giudicano il cambiamento. I fenicotteri rosa nutrono i piccoli che stanno nascendo in questi giorni: unici al mondo ad aver scelto una città per fare i loro nidi, volano da uno stagno all’altro passando sulla città bianca, come la chiamava lo scrittore Sergio Atzeni: volano sul porto e sulle jacarande in fiore, sulla rotonda di Pirri e sugli ospedali, sull’anfiteatro e sulla statua di Carlo Felice ricoperta dalla bandiera del Cagliari, che è tornato in serie A.

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