22 febbraio 2016 17:45

Peter Hujar (1934-1987) è stato un fotografo statunitense che tra gli anni settanta e ottanta ha raccontato l’underground di New York, dagli artisti e gli scrittori più affermati a personaggi dimenticati che allora animavano le notti della città.

Lavorando esclusivamente in bianco e nero e con generi classici come il nudo e il ritratto, Hujar ha esplorato la sessualità, la malattia, la vita e la morte di persone che conosceva da vicino, evocando in un certo modo lo stesso spirito che prima di lui avevano incarnato August Sander e Diane Arbus. Hujar scattava soprattutto in studio e con il medio formato, per controllare ogni dettaglio. Nonostante questo approccio, le foto che ha realizzato non sono fredde, ma dichiarano subito il rapporto che si instaura tra soggetto e fotografo, riuscendo a cogliere l’essenza della persona che posa per lui.

In questi giorni, negli Stati Uniti, sono in corso due mostre dedicate a Hujar. La prima è Lost downtown ed è organizzata dalla galleria Paul Kasmin di New York (fino al 27 febbraio). Qui la selezione si concentra sui lavori più noti: i nudi e i ritratti di amici e amanti, personaggi carismatici che insieme danno un’idea dell’atmosfera speciale che pervadeva le strade del Lower east side e che, come racconta Stephen Koch, direttore dell’archivio di Hujar, è sparita con la gentrificazione e la diffusione dell’aids.

Con 21 pictures (fino al 5 marzo), la galleria Fraenkel di San Francisco sceglie invece di presentare immagini meno conosciute che fanno spazio a scene più crude e realistiche di New York, tra vicoli desolati, viste sul mare e i ritratti di animali, che Hujar riesce a rendere inconfondibili.

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