30 settembre 2015 09:16

Osservando la situazione da Mosca sembra che Vladimir Putin abbia giocato bene le sue carte. La maggioranza dei russi è orgogliosa di lui, di un presidente che ha saputo rimettere il loro paese al centro della diplomazia internazionale rendendolo una potenza con cui bisogna trattare nel contesto della crisi siriana, la più grave del momento.

Possiamo comprendere questo sentimento, ma riflettendoci bene, qual è il contributo della Russia? La coalizione che Putin vorrebbe creare non ha alcuna possibilità di vedere la luce, perché i paesi sunniti si rifiutano di rimettere in sella Bashar al Assad e perché né gli Stati Uniti né la Francia credono nella possibilità di contare sul capo del regime per riportare la pace in Siria.

Buone o cattive, le proposte della Russia sono comunque irrealizzabili. Ma davvero Mosca non può fare altro che avanzare idee troppo semplicistiche per cambiare le cose? Non esattamente.

L’impegno militare della Russia, che per il momento evita il crollo dello stato siriano, la mette nella posizione di dettare le sue condizioni a Bashar al Assad e fargli presente, quando vorrà e magari al più presto, che la migliore soluzione per tutti, e anche per lui, sarebbe quella di farsi da parte e cedere lo scettro a un uomo nuovo attorno al quale possa nascere un dialogo nazionale in grado di sfociare nella creazione di un governo di transizione e nel ritorno della pace.

Nulla ci garantisce che la Russia intenda davvero compiere questo passo, ma non ci sono nemmeno segnali del contrario. Tutto è possibile, insomma, e dell’argomento si è parlato molto nell’incontro che Le Nouvel Observateur ha organizzato a Mosca sul futuro comune di Russia e Unione europea. Putin mantiene una posizione ambigua, e senza dubbio ha tutte le ragioni per non scoprire subito le sue carte. Ma sogniamo un istante.

Se la Russia seguisse questa strada al momento opportuno, aprirebbe il cammino verso una soluzione della crisi rendendo un servizio enorme al Medio Oriente e al mondo intero, tornando in forze sulla scena internazionale e ristabilendo un clima di fiducia con gli Stati Uniti e l’Unione europea. Oggi sono in molti a sognare a Mosca, anche nelle cerchie più vicine al Cremlino. Ma non c’è ancora niente di certo. Questa è solo una possibilità, e possiamo solo sperare che si avveri.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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