Palermo

Corleone, arriva la prima denuncia per estorsione e scattano quattro arresti

Un imprenditore vessato dai boss ha deciso di raccontare la sua odissea. Un evento nel regno di Riina, dove vige ancora la regola del silenzio fra gli operatori economici. Blitz dei carabinieri

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Corleone non è più il simbolo dell'omertà mafiosa. Un imprenditore ha parlato, ha raccontato anni di vessazioni alla sue aziende. E' il primo che denuncia i boss nel cuore della Sicilia di Cosa nostra: "Ogni mese ero costretto a versare il pizzo  -  ha detto ai carabinieri del Gruppo Monreale  -  quasi 500 euro. E alla fine ho dovuto chiudere una delle mie attività, perché non riuscivo più a pagare". E' un racconto drammatico quello che rompe decenni di silenzio attorno a Corleone. Il protagonista di questa storia è un imprenditore che gestisce un'autosalone e una rivendita di materiale edile: le sue parole hanno fatto scattare quattro arresti. Questa notte, sono finiti in carcere i nuovi boss che terrorizzavano commercianti e imprenditori della provincia di Palermo.
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Le indagini dei carabinieri della Compagnia di Corleone, coordinate dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dai sostituti Sergio Demontis e Caterina Malagoli, dicono che la pressione di Cosa nostra sugli operatori economici è ancora forte. I boss hanno bisogno di liquidità, soprattutto per sostenere le famiglie dei detenuti, e le tariffe delle estorsioni sono salite esponenzialmente. "L'imposizione del pizzo mafioso ha effetti devastanti sull'economia del territorio - dice il colonnello Pierluigi Solazzo, comandante del Gruppo Monreale  -  alcune piccole aziende non riescono a sopravvivere". E' il caso dell'imprenditore che ha denunciato: alcuni mesi fa, aveva deciso di aprire una nuova attività ed era andato lui stesso dai boss per pagare la "messa a posto". La sua voce era finita nelle intercettazioni che tenevano sotto controllo i mafiosi di Corleone: "Non si può vedere se si può migliorare un po' la situazione per me?". L'imprenditore chiedeva uno sconto sul pizzo. Ma i boss non avevano ceduto.

Nel settembre scorso, poi, era scattato un primo blitz nel Corleonese, in manette era finito uno dei capi del mandamento, Pietro Paolo Masaracchia (oggi raggiunto da un altro provvedimento in carcere per estorsione): l'imprenditore è stato convocato in caserma, e alla fine ha deciso di raccontare tutto. Ha ripercorso la sua vicenda e ha riconosciuto in foto i suoi estorsori.  

"Arrivano già altri segnali positivi dal territorio", dice Pierluigi Solazzo. "Il muro dell'omertà sta davvero crollando anche in questa parte di Sicilia".