03 settembre 2014 15:45

Manca esattamente un mese al triste anniversario del 3 ottobre. L’anno scorso in quella data l’Europa visse una delle più grandi tragedie dell’immigrazione, il naufragio di un barcone pieno di eritrei davanti a Lampedusa che costò la vita a 368 persone. Pochi giorni dopo, vicino a Malta, morirono più di duecento siriani, anche a causa di un salvataggio partito con molto ritardo perché l’Italia e Malta si rimpallavano la responsabilità per l’intervento.

L’Italia e il resto d’Europa vissero questa doppia tragedia come uno scossone. Seguirono settimane in cui ministri, capi di stato e di governo e commissari europei giurarono che serviva una svolta nella reazione europea all’afflusso dei rifugiati. E seguì almeno un atto concreto: la missione italiana Mare nostrum.

Ora però sembra che l’Europa, spinta dall’Italia, voglia celebrare l’anniversario a modo suo: seppellendo Mare nostrum e instaurando Frontex plus. Potremmo anche dire che l’Europa celebrerà il 3 ottobre dimenticando tutte le lacrime versate un anno fa, stracciando tutti i solenni giuramenti proferiti allora, arroccandosi di nuovo nel fortino e scordandosi allegramente del dramma umano di migliaia di profughi.

Negli ultimi undici mesi Mare nostrum è stata la felice eccezione alla regola europea. La reazione dell’Unione europea e dei suoi paesi membri all’arrivo dei rifugiati era e resta difendersi con recinzioni sempre più alte a Ceuta e Melilla e sulla frontiera tra Bulgaria e Turchia, con i pattugliamenti davanti alle coste turche, con il trattamento spesso inumano dei profughi.

Invece l’Italia ha rinunciato alla politica dei respingimenti e si è lanciata in una missione di salvataggio, mandando le sue navi fin sotto la costa libica per soccorrere migliaia di persone in pericolo di vita.

L’Italia ha preteso giustamente la condivisione dei costi della missione da parte degli altri paesi europei, e ha anche cercato di sollecitare un dibattito sull’accoglienza, ricordando con buone ragioni che le sue coste sono “la frontiera sud di tutta l’Europa”. I partner europei hanno fatto orecchie da mercante, lasciando il governo di Roma sostanzialmente solo.

Ora però è arrivata finalmente la “soluzione europea”: Frontex plus. Peccato però che sia una soluzione antitetica a Mare nostrum, una soluzione che riallinea l’Italia al resto dell’Europa. Niente più interventi vicino alla Libia, solo pattugliamento delle acque territoriali, con lo scopo dichiarato di “difendere” le frontiere, ovvero di limitare il più possibile il numero degli sbarchi.

È una svolta radicale, che non ha causato il minimo sussulto dell’opinione pubblica in Italia ed in Europa. È inutile dire che quei profughi sono “clandestini”: lo sono per forza, visto che la domanda di asilo o di protezione umanitaria può essere formulata soltanto sul territorio europeo. Non esistono vie di accesso legali per chi fugge da guerre come quella in Siria e per chi scappa da dittature come l’Eritrea.

Chiudere la frontiera del Mediterraneo dopo la breve parentesi di Mare nostrum non è altro che la decisione consapevole di lasciare quei rifugiati di nuovo a se stessi.

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