31 ottobre 2019 16:00

“Il Cile somiglia a un’oasi perché abbiamo una democrazia stabile e l’economia in crescita”. Dopo tremila arresti, mille feriti, diciannove morti e la più grande manifestazione della storia del paese che ha portato in piazza un milione di persone, le parole di Sebastián Piñera, presidente del Cile e miliardario, pronunciate appena quindici giorni fa in un’intervista al Financial Times, suonano surreali. Come è possibile che di colpo il Cile si sia trasformato da oasi di stabilità in terreno di un conflitto sociale e politico di rara asprezza?

“No son 30 pesos, son 30 años”, ripetono i manifestanti: il problema non è l’aumento di 30 pesos del biglietto della metropolitana di Santiago, che ha scatenato le proteste, ma trent’anni di tagli alla sanità, all’istruzione, alle pensioni. In questo paese di 18 milioni di abitanti, gli indicatori della disuguaglianza sono chiari.

Da una parte il Cile ha il pil pro capite più alto del Sudamerica. Dall’altra il 30,5 per cento della ricchezza finisce all’1 per cento della popolazione. Nel 2012, il totale del reddito dei cinque cileni più ricchi (tra cui Piñera) era uguale al totale del reddito dei cinque milioni di cileni più poveri. L’acqua è in mano ad aziende private, metà dei lavoratori non guadagna più di 488 euro al mese, la pensione media delle donne è di 239 euro e la costituzione in vigore è ancora in gran parte quella imposta nel 1980 dalla giunta militare, la stessa giunta che nel 1973 fermò con la violenza l’esperimento socialista e democratico di Salvador Allende.

Le proteste riusciranno a trasformarsi in programmi di governo e di cambiamento? Come nota Marcelo Mella, politologo cileno, in un paese in cui alle ultime elezioni ha votato solo il 49 per cento degli elettori l’enorme mobilitazione di questi giorni sembra un’inversione di tendenza dopo “trent’anni segnati da una crescente depoliticizzazione”. La cosa sorprendente non è che il Cile si rivolti proprio ora, ma che non l’abbia fatto fino a oggi.

Questo articolo è uscito sul numero 1331 di Internazionale. Compra questo numero|Abbonati

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