21 giugno 2019 11:47

Spesso la diplomazia funziona per tappe di cui cogliamo la logica solo a posteriori. È un ragionamento che vale per la questione nordcoreana, a un punto morto dopo il fallimento del vertice di Hanoi tra Donald Trump e Kim Jong-un dello scorso febbraio e ora improvvisamente tornata nel vivo.

Nel giro di pochi giorni il presidente cinese Xi Jinping incontrerà il leader nordcoreano a Pyongyang e successivamente Donald Trump al vertice del G20 in Giappone, prima che lo stesso Trump si trasferisca in Corea del Sud.

In questo valzer di incontri, il più intrigante è sicuramente quello tra il presidente cinese e il suo collega nordcoreano. Sono passati 14 anni dall’ultima volta che un leader cinese ha visitato la Corea del Nord. Contrariamente a quanto si possa pensare, infatti, i rapporti tra i due paesi sono segnati da tempo dalla diffidenza se non addirittura dall’irritazione reciproca.

Il nome del cambiamento
Le cose, stavolta, sembrano diverse. Quella di Xi Jinping sarà una visita di stato con tutti gli onori, preceduta da un servizio di venti minuti al telegiornale cinese e da uno sforzo per sottolineare la vicinanza tra i due governi.

La spiegazione di questo cambiamento ha un nome e un cognome: Donald Trump. In questo rapporto a tre – Xi, Kim e Trump – nessuno controlla le regole del gioco, di sicuro non il presidente degli Stati Uniti, che improvvisa la sua politica coreana passo dopo passo.

Questo non significa che dobbiamo aspettarci un accordo sul nucleare nordcoreano a breve termine

A questo punto l’importante è capire se il presidente cinese farà visita a Kim per facilitare un accordo per la denuclearizzazione o se invece vuole solo consolidare una zona d’influenza cinese instaurando una pax sinica in Asia nordorientale per contrastare lo strapotere politico e militare degli Stati Uniti.

In piena guerra commerciale con Donald Trump e alla vigilia dell’importante incontro con il presidente degli Stati Uniti a Osaka, previsto per la prossima settimana, Xi Jinping ha tutto da guadagnare da una dimostrazione di forza e influenza, soprattutto dopo che le manifestazioni oceaniche di Hong Kong hanno intaccato la sua immagine di leader onnipotente.

Grande gioco regionale
Questo non significa che dobbiamo aspettarci un accordo sul nucleare nordcoreano a breve termine. La Cina condivide con gli Stati Uniti una certa preoccupazione davanti alla possibilità che la Corea del Nord costruisca l’arma atomica fuori da ogni quadro di legalità internazionale, ma nel grande gioco di influenze regionale e internazionale non ha alcun interesse a forzare la mano di Pyongyang. Al contrario, Pechino farebbe meglio a prendere la Corea del Nord sotto la sua ala protettrice e guidarla verso uno sviluppo economico alla cinese, lontano dall’orbita statunitense.

In questo contesto nessuno è in grado di costringere la Corea del Nord a denuclearizzare, tantomeno Donald Trump, la cui storia d’amore con Kim Jong-un è osteggiata dal rivale cinese.

Tutto questo complica non poco il prossimo vertice tra Xi Jinping e Donald Trump, che inevitabilmente mescolerà alla rinfusa il commercio, la tecnologia e la Corea del Nord.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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